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Il corso per promotori sociali un'esperienza formativa ben riuscita e stimolante

Giungno 2023

All’inizio di quest’anno la direzione e le presidenze del Patronato e di Aval (Associazione Volontari Acli Lombardia) di Como hanno definito un percorso di formazione per nuovi promotori sociali a sostegno del ripensamento dei propri servizi, istituzionali ed innovativi, sullo sfondo di cambiamenti normativi e di input dal “nazionale”, nonché di permanenti esigenze economiche.

In ciò l’idea anche di fare i conti con gli effetti dispersivi del periodo Covid, dei pochi vecchi promotori sociali rimasti, e con l’opportunità di rimettere in moto i propri contesti associativi e organizzativi. Sono state 17 le persone interessate – certamente un successo! – a proseguire nel volontariato organizzato. I prossimi mesi consentiranno di agganciare singolarmente i nuovi promotori sociali con la sottoscrizione di un patto, la dotazione di una mail istituzionale e l’iscrizione all’Aval per le garanzie assicurative.

Rispetto ai partecipanti sono risultate 19 le persone coinvolte (10 femmine, 9 maschi, 13 pensionati); 2 delle quali hanno però abbandonato, altre 3 hanno potuto seguire il percorso parzialmente, mentre 14 il percorso intero. Il gruppo ha caratteristiche inedite per i corsi del Patronato, rivolti cioè ai “promotori sociali volontari”, intanto per l’elevato numero di partecipanti. Poi per l’omogeneità di età (56-71 anni), in quella fascia di età denominata dei baby boomers che conta 14 mln di cittadini, nati tra il 1946 e il 1964!

Anche il background del gruppo ci par3 significativo: la formazione di base è il diploma o la laurea, le carriere lavorative si sono svolte in contesti complessi (libera professione, ferrovie, Guardia di finanza, Confindustria, banche, Poste, Inps, imprese private), le provenienze regionali sono tipiche della ricostruzione post bellica, e sono fonti di ricordi e patrimoni culturali ancora disponibili. Un gruppo, inoltre, che ha competenze informatiche sicure (capace di formazione informale!).

I canali di accesso privilegiati al corso? La radio, la carta stampata ed i social. Si è trattato semplicemente di persone curiose, aperte, disponibili…? Un dato su tutti: non conoscevano le Acli, non provengono dalle nostre presenze territoriali (circoli, recapiti, ecc.). Soltanto 3 persone vantano esperienze di volontariato in associazioni. Appare importante quindi la “scoperta” della dimensione di gruppo per persone che fanno fatto per la prima volta un’esperienza complessa di incontro,  di conoscenza e socialità.

Quanto alle motivazioni: sapere di più sui servizi e sull’accesso garantito ai servizi, per sé e i famigliari, dare valore al proprio tempo liberato dal lavoro, avere conoscenze specifiche per essere utile anche ad altri. Sembrerebbero persone, in sintesi, curiose di imparare, interessate a tenere il cervello acceso, a restituire quel che hanno. Potremmo anche dire: con l’esigenza di risignificare esperienze di una vita che il corso ha richiamato: per esempio, il disagio dell’ingiustizia dei criteri di eguaglianza nella cittadinanza, i pregiudizi sulle esperienze di accesso alla burocrazia che dovrebbe presidiare i diritti di previdenza e assistenza (ma anche di salute, istruzione, lavoro…), e con domande pungenti (come mai non l’ho imparato, oppure non ci ho pensato prima?).

Il percorso, composto da 9 incontri di 3 ore e mezza ciascuno, si è svolto tra marzo e maggio.

Lo staff sta rivisitando l’esperienza lungo tre vie: sintesi, per aver chiaro che scelte valide sono state fatte e quali differenze si sono osservate; valutazione, per valorizzare e condividerne gli aspetti peculiari; prospettiva, per progettare le conseguenze.  La prospettiva contiene sfide per il ripensamento di dimensioni organizzative, di mandati e relazioni tra volontari e operatori.

La formazione ha tenuto conto delle modalità di approccio alla conoscenza di persone adulte. Sono state loro proposte alcune ore di osservazione presso gli sportelli del Patronato a contatto con il lavoro di operatori e storici promotori sociali. L’avvio della collaborazione tra il Patronato e i nuovi promotori sociali avverrà ancora con un congruo periodo di affiancamento. Con un pensiero di fondo: i cambiamenti che si sperano, passano per le intenzioni e le azioni di chi sta insieme nelle organizzazioni.

Patronato, Caf, Aval…, si tratta di servizi, esperienze di persone, in ruoli, con responsabilità e modi di lavorare molto diversi: clienti/utenti, volontari, operatori, soci/e. È possibile generare anche dei piccoli cambiamenti. Coloro che si trovano, come i promotori sociali, a gestire la comunicazione di contatto, affrontano fin dall’ascolto la raccolta – che deve essere efficiente – delle domande e della relativa documentazione, peraltro in via di ricostruzione, anche grazie agli stimoli emersi nel corso dalle richieste di chiarezza e coerenza dei corsisti. I nuovi promotori sociali potranno meglio impegnarsi così a supportare l’efficacia del lavoro degli operatori nella conclusione delle procedure che portano ad esiti positivi le domande e i bisogni di individui e famiglie.

Inoltre questo corso è anche un’occasione per ulteriori riflessioni. Consegna infatti alle nostre organizzazioni le richieste implicite di coinvolgimento e partecipazione della generazione (nella sua terza età) che sta riorientando, sostenendo, più o meno consapevolmente, le inquietudini verso il futuro: è la generazione, per esempio, che ha goduto di risorse abbondanti, ma sa che non saranno egualmente disponibili per i figli, ed i figli dei figli (e vale non pensare solo alle pensioni!).

È però anche l’ultima generazione “utile”, perché non ha più genitori viventi, è erede di tutti i patrimoni materiali e ideali, è testimone dei cambiamenti epocali dell’ambiente fisico e dei contesti tecnologici, è responsabile di molte scelte fatte – e indietro non si torna – essendo capace però, come non altri, di misurarne le conseguenze.

 

Francesco Beretta, consigliere provinciale delle Acli di Como