La lunga notte della politica
marzo 2023
Le elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, svoltesi il 12 e 13 febbraio scorso sono di quelle destinate a passare alla storia. Non tanto per il risultato (anche un po’ scontato) quanto per l’alta percentuale di astensionismo che le ha caratterizzate. Si sono recati alle urne rispettivamente il 41,68% ed il 37,2% degli aventi diritto, con un aumento dell’astensionismo rispetto al 2018 di circa il 30%. Nella nostra provincia di Como il dato è ancora più pesante poiché rispetto al 2018 l’astensionismo è aumentato del 39,07%. Dalle prime analisi effettuate sembra che sia stata un’astensione trasversale a livello socio-demografico: non ci sono aree o profili sociali particolarmente propensi all’astensione. La certezza è che la dicotomia tra grandi città e provincia, tra centri storici e periferie, è cresciuta ancora di più rispetto alle elezioni politiche dell’anno scorso. Un altro pessimo segnale che fa parlare di “democrazia dimezzata” visto che meno del 50% ha partecipato alle elezioni.
Insomma il divario tra cittadini e proposta politica sta diventando un baratro, mettendo in crisi non solo la reale rappresentatività degli eletti, ma soprattutto mettendo in serio pericolo anche la nostra democrazia rappresentativa. I partiti non hanno più radicamento territoriale e non sono in grado di organizzarsi; i meccanismi farraginosi della burocrazia amministrativa rendono difficile tradurre in iniziative concrete le promesse elettorali, soprattutto a livello locale. In questa crescente confusione gli elettori faticano a trovare dei riferimenti. Oggi si vedono formazioni politiche che inseguono i propri opposti su terreni che tradizionalmente non appartengono alla loro storia, tradizione e cultura. L’elettorato - sempre più liquido - si sposta di volta in volta e sceglie di “pancia”, forse più per ripulsa che per convinzione. L’astensione si allarga anche ai cittadini che prima consideravano il voto tra i diritti e i doveri fondamentali.
Vince l’antipolitica laddove rappresentanza politica e mondi sociali non si incontrano e si muovono su logiche divergenti. Le crescenti disuguaglianze sociali ed economiche, la precarietà e l’insufficiente remunerazione del lavoro (quando c’è), la lontananza delle istituzioni dai bisogni reali delle persone, il malfunzionamento dei servizi pubblici a cominciare dalla sanità e dai trasporti, sono tutti elementi che hanno scoraggiato gli elettori a recarsi alle urne e che alimentano la disaffezione alla politica.
Tutti quanti si devono interrogare dinanzi ad una crisi della politica, della rappresentanza e delle forme della convivenza, in particolare quelle dimensioni della società civile, associazionismo ed impresa sociale in primis, che costituiscono la “piattaforma sociale” come dice Aldo Bonomi; cioè la modalità per ricostruire una forma di convivenza, di cura e di welfare. D’altra parte occorre ricostruire le modalità ed i luoghi della politica e della partecipazione. Bisogna ripartire dal territorio, laddove le persone vivono le proprie difficoltà e dove si possono sperimentare nuove vie.
Si impone una rinascita, dal basso, dell’interesse e dell’impegno dei cittadini che li porti nuovamente a confrontarsi e a discutere le questioni. Non solo in termini di rivendicazione di interessi, ma in una prospettiva propriamente politica e quindi anche etica.
La decadenza dei processi partecipativi, nonché le gravi condizioni del “malato”, la democrazia, imporrebbero la costruzione e diffusione di luoghi di formazione alla cura del bene comune, ed alla tutela degli interessi generali di una società. La democrazia - per usare una immagine forte - avrebbe bisogno di monasteri in cui la bellezza del vivere insieme sia riscoperta, in cui il piacere di una costruzione comune ritorni ad affascinare.
Mentre scrivo apprendo della vittoria di Elly Schlein alle primarie del PD: sicuramente un fatto nuovo che mette in moto un cambiamento che toccherà tutta la politica italiana. Voglia di cambiamento, di volti nuovi, forse di nuovi orientamenti. Sicuramente tra le altre questioni, la Schlein dovrà affrontare la grande sfida di traghettare il PD verso il nuovo, cercando di tenere insieme quelle che sono state le culture di riferimento della sua fondazione: quella riformista di sinistra e quella cattolica democratica.
Franco Fragolino, vice-Presidente ACLI Lombardia APS
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