Home » Laboratorio Sociale » Famiglie e bambini nell'estate del Covid

Famiglie e bambini nell'estate del Covid

Luglio 2020

Come aiutare a tornare alla normalità? Il punto di vista della Cooperativa Questa Generazione da sempre impegnata nei servizi alle famiglie.

 

Rieccoci a parlare di famiglie e bambini, uno dei punti fondamentali del nostro lavoro e della nostra mission. Un argomento che ci riempie sempre di passione e di idee e che quest’anno, oltre alle difficoltà e alla necessità di adeguarci tutti alle nuove regole, porta con sé anche numerose riflessioni in più.

Tempo di estate, ovvero tempo in cui riorganizzare gli orari di bambini e genitori basandosi sull’offerta di centri estivi e laboratori del territorio o dell’aiuto dei tanto preziosi nonni.

Ma quest’anno è diverso, quest’anno tocca fare i conti con una minore offerta di servizi che le comunità riescono a garantire alle famiglie, con costi inevitabilmente più alti, con la paura di possibili rischi ancora connessi al Covid e anche con qualcosa di diverso, con la necessità di reimparare tutti, a tornare alla normalità.

Nel nostro lavoro di supporto psicologico ed educativo svolta dal Centro Nuove Parole con minori e famiglie, che proprio nelle ultime settimane si è particolarmente intensificato abbiamo modo di raccogliere alcune domande che ci sembra utile condividere per riflettere assieme su come le famiglie vivano e si interroghino sulla ripresa dei rapporti sociali e sul benessere dei loro figli.

 

Conta così tanto per i bambini quello che provano i genitori o i familiari ?

Si. In premessa è importante ricordare che spesso proprio i minori sono maggiormente esposti alle tensioni emotive, poiché guardano, almeno fino ai 14/15 anni, il mondo con gli occhi dell’adulto che hanno accanto (eh si è proprio così, che grande responsabilità abbiamo…), a differenza degli adolescenti che hanno il confronto con i pari (anche digitale se in lockdown) e hanno accesso a mezzi d’informazione per farsi in parte una propria idea. Genitori arrabbiati e nervosi durante l’emergenza Covid hanno molto probabilmente trasmesso questi sentimenti, anche se hanno provato a non farlo.

Il problema è che i bambini vivono le emozioni del mondo che li circonda senza sapere bene come gestirle, hanno sicuramente delle reazioni e se quello che hanno vissuto è spiacevole è possibile che ne derivino emozioni o stati d’animo negativi. Ma allora come possiamo aiutare i bambini a superare i momenti difficili vissuti? Possiamo da adulti certamente sempre vivere le nostre emozioni, ma quando viviamo con bambini dobbiamo pensare che le nostre azioni sono osservate e guardate. Stessa cosa per il post Covid. I bambini sono subito più aperti a ricominciare a vivere se vedono i genitori tranquilli e non si sentono sempre sotto controllo.

 

Come gestire nel modo più sereno possibile la ripresa delle attività estive?

Prima di tutto la coerenza tra il dire e il fare. Se li facciamo uscire ponendo però mille limiti e problemi (“non avvicinarti”, “non toccare”, “non fare così…”) allora per il bambino diventa impossibile. Meglio darsi una settimana in più per tranquillizzarsi e poi uscire. Le regole servono, ma un bambino riesce a maneggiarne non più di 3. Con coerenza scegliamone 3 e portiamole avanti. Un esempio? Mascherina, distanziamento quando mascherina è fastidiosa e lavaggio delle mani. Bastano queste. È poi necessario non dare mai messaggi di rinforzo sulla paura, ma essere positivi. I bambini hanno bisogno di un’immagine positiva interna del genitore, si fidano di mamma e papà, che devono dimostrare anche emotivamente e fisicamente la loro positività sul futuro, non solo a parole. Quindi se ci laviamo le mani 300 volte al giorno, se al giardino sulla panchina non ci sediamo e controlliamo come si muove nostro figlio in continuazione, il bambino capisce che non c’è da stare tranquilli e per questo non vorrà uscire.

Può essere che durante il lockdown i bambini abbiano disimparato a stare con gli altri bambini?

È impossibile, perché per il bambino è innaturale avere paura dell’altro in modo astratto. Se c’è questo timore qualcuno glielo ha instillato, viene dall’esterno. È solo paura incamerata. Mamma e papà possono adesso mitigarla, dando immagini rassicuranti e paragonando la situazione di mesi fa con quella attuale, per mostrare che ora va meglio. Se non vogliono vedere nessuno insistiamo, non molliamo. La pigrizia del genitore nel lasciare le cose come stanno e non fare la fatica di convincere i figli a uscire, rischia di generare paure ancora più amplificate. Bisogna insistere per il ripristino delle relazioni.

Esiste un modo migliore di altri per aiutare i bambini a tornare alla normalità?

Giocare, è la parola d’ordine. Portiamo i bambini a giocare, se possibile all’aperto, con giochi semplici: pattini, palla, gessetti per colorare per terra, giochi che consentano di giocare con gli altri, mantenendo le misure di sicurezza, ma lasciamoli giocare il più possibile. E anche in casa, il gioco è fondamentale perché trasmette una lettura più leggera delle relazioni col mondo. Trasforma tutto in qualcosa di più comprensibile, su cui si può scherzare.

Quali giochi si possono fare con i bambini più impauriti?

Giochi di relazione che permettano di relazionarsi con l’altro senza toccarlo. È un avvicinamento progressivo all’altro senza costrizioni. Oppure giochi in scatola, il giro in bici. Davanti alla paura serve un mediatore, un gioco di mediazione, per vedere l’amico come compagno di gioco e non come pericolo.

Noi genitori a chi possiamo chiedere una mano?

Possiamo rivolgerci a consulenti psicologi ed educatori con cui affrontare i dubbi e le domande, costruendo pian piano il nostro modo di affrontare le situazioni. Sicuramente chiedere aiuto è sempre un primo passo per cambiare ciò che troviamo disfunzionale nel nostro modo di vivere la realtà.

 

Claudia Menoni, direttore Cooperativa Questa Generazione