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Fratelli Tutti

Novembre 2020

Così inizia la nuova enciclica che Papa Francesco ci ha regalato, inondando di una ventata di speranza i laici cristiani impegnati nel sociale e nella politica, ma anche  tutte le donne e gli uomini di buona volontà, come dichiara il Papa stesso nelle proprie intenzioni all’inizio dell’opera.

Gesto forte e simbolico è stato quello di firmare il documento recandosi ad Assisi  il giorno dedicato a San Francesco, il 4 ottobre, e coincidente  tra l’altro con la celebrazione del nostro 27° congresso provinciale delle ACLI di Como.

Gesto forte anche quello di citare l’incontro tenutosi ad Abu Dhabi con il Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb, dove è avvenuta la firma dello storico documento sulla fratellanza, traendo da questo uno stimolo per il suo scritto.

 

Articolata in otto capitoli, l’enciclica riprende, ampliandoli, temi cari alle ACLI che ci hanno accompagnato nelle discussioni degli ultimi anni e che saranno la base dei lavori che andremo ad effettuare nel prossimi: la cultura dello scarto, la cura dei beni comuni, il potere economico che domina la politica, la xenofobia, la pace….

 

Come la Laudato sì, seppur molto corposo, è un testo che appare accessibile a tutti, con una circolarità delle argomentazioni che ritornano più volte. Ci viene proposto lo stesso metodo di lettura, con uno schema: vedere e riconoscere i fenomeni (1°e 2° capitolo); giudicare con il criterio dell’interpretazione e cogliere le connessioni ( 3° e 4° capitolo); ed infine agire e diventare protagonisti (gli altri 4 capitoli) . Come per l’ enciclica del 2015 si conclude con due meravigliose preghiere per ogni occasione della vita quotidiana, soprattutto nella dimensione comunitaria di una “Chiesa in uscita”.

 

I primi due capitoli trattano un’analisi del tempo odierno con uno sguardo socio-politico, includendo anche il fenomeno della pandemia e inserendo lo sguardo biblico sulla nostra realtà, con al centro la riflessione della parabola del buon Samaritano, richiamo alla fraternità, alla responsabilità e alla carità, modello a cui ispirarsi, a qualunque religione o posizione politica si appartenga.

Il terzo ed il quarto capitolo sono dedicati alle categorie interpretative che il Papa offre ai cristiani e all’umanità intera per leggere alla luce del Vangelo i segni dei tempi. Vengono anche qui trattati i concetti di fraternità, amore, apertura, amicizia sociale.

Dal quinto all’ottavo capitolo vengono delineate le azioni, gli impegni per chi ha responsabilità politica, economica, culturale, sociale e religiosa.

 

Il tentativo del pontefice con questo documento è quello di spingere tutti a una fraternità universale, che superi gli odi, il dominio, ma anche il vuoto di tanti slogan umanitari. Non uno slancio sentimentale e generoso, ma una vera conversione alla “verità” .

Richiesta fatta non tanto – o non solo - ai membri delle religioni che, avendo un punto di partenza comune, sono più facili alla fraternità, ma al mondo dell’economia, che vive della dittatura del mercato senza etica e della politica, ai “Paesi forti” che dissanguano le culture dei Paesi poveri .

Il testo dell’enciclica viene illuminato dalla gentilezza. “Di fronte all’aggressività che si respira sempre di più nella nostra società, frutto della paura, del rancore, della disillusione, la gentilezza è un segno di pace e speranza, di costruzione del futuro in modo soave, che sostiene e che conforta. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società, trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti.” Da qui  la condanna anche del “populismo”, tanto di moda oggi, ma anche del “relativismo”, tanto amato dal “politicamente corretto”.

Francesco esprime con urgenza la richiesta della fraternità perché “la terza guerra mondiale a pezzi” di cui lui ha spesso parlato, si sta diffondendo sempre di più, coinvolgendo sempre più Paesi.

Un altro elemento che spinge a questa urgenza, è che le ideologie – e chi le gestisce - hanno abbandonato “ogni pudore”, scatenando oppressioni, invasioni, sequestri, violazioni ai diritti umani in modo sfacciato.

Il “sogno” di papa Francesco, che diventa anche il nostro e che abbiamo anche inseguito da tempo come ACLI, porta a suggerire che i diritti umani siano davvero universali , e che ogni uomo possa vivere in un mondo senza frontiere . Vi è anche la richiesta per una riforma dell’Onu, per permettere anche alle nazioni più povere di contare alla pari con le altre ; un condono del debito estero dei Paesi più miseri; un potenziamento della destinazione universale della proprietà privata; la fine del commercio delle armi, soprattutto nucleari . Tutto questo si basa su un impegno di tutta la comunità internazionale, supportata dall’impegno personale e di gruppo per una cultura del dialogo e della pace, che viene costruita sempre dal basso.

 

Marina Consonno