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L'esperienza di una volontaria del servizio "Piano Freddo" nel dormitorio di Via Borgovico - Como

Dicembre 2022

Con l’inizio di dicembre ha ripreso, presso la ex caserma di via Borgovico, il Progetto “Piano Freddo”, il nuovo nome dell’“Emergenza Freddo”, il servizio di accoglienza notturna rivolto alle persone senza fissa dimora di Como e provincia. Per tutto il periodo invernale, diverse associazioni presenti nel nostro territorio e gruppi di cittadini, si mettono a disposizione per offrire tutte le notti: un letto, una doccia calda, un po’ di ristoro alle persone che per varie vicissitudini non hanno una casa e sono costrette a trascorrere le loro giornate in mezzo ad una strada.

 

Per il sesto anno eccomi di nuovo qui, ad offrire un po’ del mio tempo per permettere ad “Emergenza Freddo” di continuare nel prezioso lavoro di garantire ogni notte assistenza alle persone che vivono ai margini della società. Cosa mi ha spinto a mettermi a disposizione per questo servizio?

I cambiamenti sociali e politici, le guerre e le carestie hanno portato l’Italia e il nostro territorio comasco ad essere una “terra di confine”, dove diverse persone provenienti dai continenti Africano ed Asiatico giungono nella speranza di poter iniziare una vita migliore, ed essere magari di aiuto alle famiglie rimaste invece lontano.

 

Tutto questo come conseguenza della crisi economica che sta vivendo il nostro Paese da diversi anni, e che ha portato tanti uomini delle fasce più deboli della popolazione a perdere il lavoro, e con esso l’unico mezzo di sostentamento, con il risultato di trovarsi da un giorno all’altro in mezzo ad una strada senza più nulla; soli senza una rete di affetti ed amicizie su cui poter contare. Come cristiana, il limitarmi alle offerte economiche o di beni alimentari nelle episodiche iniziative che venivano proposte, iniziava a non “bastarmi più”, a starmi stretto; sentivo che il Signore mi chiedeva qualcosa d’altro, di mettermi a disposizione, di riconoscerLo in tutte quelle persone più fragili e bisognose e di andare loro incontro seguendo il suo esempio.  Ed eccomi qui…

 

Quando racconto la mia esperienza al dormitorio, alla domanda “cosa faccio?”, la risposta è quasi sempre “niente di particolare!”. In effetti noi volontari non facciamo nulla di particolare.  Sì, gestiamo gli aspetti operativi di ingresso e di permanenza in sicurezza nella struttura, e prepariamo qualcosa di caldo da bere dopo una giornata passata al freddo, tuttavia siamo lì ad offrire la nostra vicinanza: una battuta, uno scambio di parole, una partita a carte o semplicemente solo un sorriso di accoglienza a chi ha come unico desiderio di andare a dormire. Perché “Emergenza Freddo” è soprattutto questo, ridare, a persone che la società ha emarginato, reso invisibili, quando non scomode e fastidiose, anche solo per qualche ora, la loro dignità e un luogo che possa assomigliare ad una casa; un luogo dove poter trovare qualcuno che ti aspetta, ti accoglie con un sorriso e condivide con te qualche ora della giornata.

 

Cosa mi aspettavo quando ho deciso di essere una volontaria del servizio “Emergenza Freddo”? Sinceramente non lo so, ma so quanto ho avuto in cambio. Ricevere un grazie per cose semplici, come per un bicchiere di latte o per qualche biscotto offerto, evento non sempre scontato al giorno d’oggi, che ti fa riflettere su cosa abbia veramente valore nella vita. Sentire il racconto della loro storia personale, di come abbiano perso il lavoro, siano rimasti senza nessun affetto, o di come siano giunti in Italia su un barcone, colpisce molto di più rispetto al fatto di ascoltare tali vicende in televisione o di leggerle sui giornali.  Ti fa ricordare che siamo tutti uguali, che non ci sono persone migliori delle altre e che quanto accaduto a loro potrebbe benissimo accadere a chiunque.

 

E che tocca a noi “più fortunati” imparare a condividere e a “prendere per mano” questi nostri fratelli più fragili e bisognosi di aiuto, non solo economico.   Come diceva Madre Teresa di Calcutta “Quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

 

 

Eleonora Bianchi, volontaria Acli del servizio “Piano Freddo”