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La gioia di essere laico cristiano

Ottobre 2021

Al rientro a Como dopo una lunga assenza avevo incontrato Emanuele Cantaluppi e subito era nata un’amicizia che negli anni si è approfondita attorno a un comune sentire.  A volte nascono sintonie improvvise e impreviste che vengono dalla condivisione silenziosa di scelte, di impegni, di sogni. Lui presidente provinciale delle Acli di Como, io presidente dell’Azione cattolica diocesana.  Sono stati momenti, quelli vissuti con Lele come lo si chiamava con affetto, densi di confronti su alcuni percorsi laicali da aprire con la nostra Chiesa e con la nostra Città.

La consapevolezza della corresponsabilità nella costruzione del bene comune era all’origine di progetti che maturavano, coinvolgevano e vedevano in lui un appassionato e competente protagonista. Comune era il desiderio di ascoltare i giovani e di renderli partecipi di un’impresa rivolta al futuro.

La sensibilità e la conoscenza dei problemi, doti che venivano dalla grande scuola delle Acli, erano poste sempre come dono e stimolo a coloro che cercavano di rispondere con un supplemento di umanità e di speranza alle sfide del tempo, compreso quello doloroso dell’epidemia.

La Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal), il Fondo diocesano di solidarietà per i poveri a causa del coronavirus, il gruppo misto di pensiero e progetto su società, lavoro, economia e politica, erano alcuni luoghi dove in questi anni si condivideva la scelta delle alleanze con “vicini e lontani” per incoraggiare, a partire dal territorio, la cultura della cura dell’altro e della casa di tutti.

Il Sinodo diocesano era per lui una straordinaria occasione di ascolto, di discernimento e di suggerimenti concreti. Aveva contribuito con slancio alle proposte della Cdal al lavoro sinodale, vedeva nelle difficoltà, nelle fatiche e nelle incertezze un motivo in più per fare della profezia un segno umile e visibile dell’amore di Dio e della sua Chiesa. Grande il suo rammarico per non aver potuto partecipare, a causa delle condizioni di salute, all’assemblea sinodale del 18 settembre.  Il dispiacere per questa assenza forzata lasciava trasparire un appello alla fiducia, alla corresponsabilità, alla docilità allo Spirito.  

C’è un altro tema sul quale Lele si soffermava volentieri e sempre con il sorriso: la sua famiglia, la moglie Lucia, i figli, i nipotini, la mamma Rosalba, la sorella. Trovavo in questo suo soffermarsi un tratto bello e significativo del suo essere sempre in relazione con Dio e con i fratelli. Qui lo richiamo volentieri perché spesso nel ricordare chi ha donato tanto agli altri si lascia sfuggire il tanto che la stessa persona ha donato ai suoi “più prossimi”. Tenendo aperte queste due finestre del vivere e del credere Lele ha respirato e condiviso la gioia di essere laico cristiano. Anche questo è un dono prezioso, un grande insegnamento.

 

Paolo BustaffaPresidente della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali