La nostra costituzione: principi e valori. Il contributo dei cattolici democratici
Giungno 2023
Giovedì 8 giugno il prof. Enzo Balboni, docente di Diritto Costituzionale all’Università Cattolica di Milano, su invito delle Acli di Como e con l’adesione di alcune associazioni cristiane comasche, ha tenuto una lezione sull’attualità della Costituzione e sul ruolo che hanno avuto i cattolici democratici nell’Assemblea Costituente.
Furono quelle le prime elezioni libere dopo il fascismo e le prime con il voto delle donne. Si votò per scegliere tra Repubblica e Monarchia e per eleggere l’Assemblea Costituente. I partiti antifascisti di massa, DC, PSIUP e PCI elessero rispettivamente 207, 115, 104 parlamentari, cioè il 76,6% dell’Assemblea. Il prof. Balboni ha parlato di “Costituzione vivente” perché nacque progressivamente nel triennio 1945-47 con l’unione di tutte le forze antifasciste. E, per definire quegli anni, ha usato la metafora biblica del “roveto ardente”.
Fu un periodo straordinario, sia per le persone che ne furono attori, sia per la capacità di lavoro condiviso fra culture molto diverse. Ed un ruolo fondamentale ebbero i cattolici democratici: De Gasperi, Dossetti, Moro, Fanfani, Mortati, Grandi, La Pira, Lazzati, Gronchi, Pastore. Fra i principi fondamentali Balboni ne ha ricordati alcuni. Il primo è il principio democratico: l’Italia è una Repubblica, una identità che supera e racchiude quella dello Stato. Lo Stato ne è una parte ma non l’unica. Lo Stato è formato anche da altre istituzioni: gli altri poteri centrali, le autonomie territoriali, i partiti, l’associazionismo, i cittadini. La Repubblica è quindi plurima; non è solo il Governo. Balboni ha ricordato inoltre il motto di don Lorenzo Milani, “I care”, io mi interesso (agli altri e insieme agli altri), che è l’esatto opposto del “me ne frego” del fascismo.
La centralità poi venne data alla dignità irriducibile della “persona”, con i suoi diritti inalienabili, ma anche con doveri di responsabilità verso di sé e verso gli altri. E lo Stato ha l’obbligo di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini”. Un obiettivo che non ha mai avuto e mai avrà un risultato definitivo. È anche questa la “Costituzione vivente”, perché deve rispondere, nel tempo, ai cambiamenti che avvengono nella società.
Altri due principi indicati da Balboni sono stati “l’istruzione” e la “libertà religiosa”. Per la prima ha spiegato che la Costituzione la richiama come obbligo non solo dello Stato, ma anche della famiglia. Per la seconda ha ricordato che fu Giuseppe Dossetti a proporre la versione definitiva dell’art. 19: “tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma”, liberando in questo modo la Chiesa dal coinvolgimento diretto con lo Stato, come era avvenuto durante il fascismo.
Balboni ha affrontato anche l’attualità e cioè le proposte di modifica costituzionale proposte dalla destra, il Presidenzialismo e l’Autonomia spinta delle Regioni. A suo parere sono proposte formalmente anticostituzionali, che sono destinate a finire su un binario morto. Perché, con Sergio Mattarella Presidente della Repubblica, con il prestigio di cui egli gode, è difficile mettere in discussione il suo ruolo; fondamentali sono le responsabilità di dare l’incarico per il Governo, nominare i ministri e sciogliere il Parlamento. Sono tre poteri di garanzia che non possono essere posti in discussione. Ed anche la proposta di “premierato”, la versione edulcorata del presidenzialismo, metterebbe in discussione il ruolo attuale dell’attuale Presidente della Repubblica. D’altra parte l’idea dell’autonomia, così come è stata impostata, penalizza maggiormente il Sud, che è un bacino di voti proprio della destra al Governo.
Balboni in conclusione ha posto il tema di come i cattolici democratici possano affrontare le elezioni europee del prossimo anno. Ricordando che la prima forma di Europa, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, nacque su idea di tre cattolici democratici: Alcide De Gasperi, Robert Schuman e Konrad Adenauer. Con l’idea di togliere dal monopolio statuale, francese e tedesco, per metterle al servizio di tutti i paesi, le risorse naturali e produttive dell’Alsazia e della Ruhr, coinvolte in entrambe le guerre mondiali. L’Europa di oggi è soprattutto una comunità economica, il passo in avanti che potrebbe essere ipotizzato con le elezioni europee del prossimo anno è quello di costruire qualcosa di più una Europa della cultura; una cultura condivisa che ponga sempre al centro dell’istituzione la persona, i cittadini. Intendendo in questo senso tutte le persone che vivono nelle comunità europee, al di là della loro cittadinanza formale.
I cattolici democratici hanno dato un grande contributo nell’Assemblea Costituente nel nostro Paese, ora è tempo di far fare un passo in avanti con riferimento all’Unione tutta, rimettendo al centro dell’azione dell’Europa le persone e la fratellanza.
Beppe Livio, già Presidente delle ACLI di Como
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