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Le Comunità Energetiche rinnovabili e solidali, la rivoluzione green dal basso

Ottobre 2022

Quello delle Comunità Energetiche è un argomento di strettissima attualità anche per le ragioni che hanno causato il recente fenomeno del “caro bollette”, per la crisi climatica, per i fondi messi a disposizione dal PNRR, per le relazioni che si possono stabilire tra privato, Terzo Settore, Pubblica Amministrazione.  Se n’è parlato venerdì 7 ottobre presso la sede dell’Enaip in città, in una serata molto partecipata dal carattere divulgativo organizzata dalle Acli di Como, dal circolo di Legambiente sempre del capoluogo lariano, dalla Comunità Laudato Sì di Cantù e dalla Pastorale Sociale, del Lavoro, della Custodia del Creato della Diocesi di Como.

Le Comunità Energetiche, cioè l’autoproduzione e la condivisione di energia da fonti rinnovabili, da parte di più soggetti, attraverso la realizzazione di impianti di produzione, in certi casi abbinati a sistemi di accumulo di energia, rappresentano una modalità di “transizione energetica”, che consente di uscire dalla dipendenza dalle fossili, nonché di attivazione di notevoli pratiche solidali in grado di costruire legami e coesione sociale. Si tratta di favorire un processo di cambiamento che qualcuno definisce un new deal, che rappresenta un passaggio epocale dalle energie fossili: nel 1800 il carbone, nel 1900 il petrolio, e negli anni 2000 si spera quelle rinnovabili.  Le Comunità Energetiche possono rappresentare una modalità diffusa sul territorio di autonomizzazione, e a questo proposito si tratta – come ha argomentato Andrea Poggio di Legambiente Lodi – di scegliere se fare tanti piccoli impianti, oppure strutture più grandi che costano meno, magari favorite dall’intervento collaborativo dei comuni, ed ha quindi illustrato il caso molto interessante della Comunità Energetica attivata a Turano Lodigiano.  In questa direzione c’è bisogno di una normativa che accompagni la transizione, giacché l’importanza e la necessità dello sviluppo e della diffusione delle Comunità Energetiche è stata oggetto di una Direttiva Europea (la 2018/2001), recepita dal nostro Paese con il Decreto Legislativo 199/2021, ed inoltre ci sono stati anche altri provvedimenti che hanno trattato la materia delle fonti rinnovabili.

È necessario capire quali siano le forme giuridiche più idonee per costituire le Comunità Energetiche,  per realizzare un’associazione ad hoc,  ed il relativo statuto che ne disciplini le modalità di distribuzione dell’energia prodotta; quali siano le differenze tra le Comunità Energetiche e le altre modalità di produzione ed autoconsumo;  se sia utile ed opportuno prevedere dei sistemi di accumulo; quali siano gli incentivi economici previsti; in quanto tempo si può avere il rientro dall’investimento iniziale. La relazione che si può stabilire tra le Comunità Energetiche che possono risolvere una parte del problema, e le altre fonti rinnovabili da affiancare, ad esempio le pompe di calore per il riscaldamento/raffrescamento, l’induzione per la sostituzione del piano cottura a gas della cucina, ed altro ancora. 

 

Di tutto ciò si è discusso durante la serata, non trascurando il fatto che in questa fase difetta ancora una informazione accurata, puntuale, ed espressa in modo comprensibile, che sia efficace nel presentare questa nuova opportunità, mentre le Comunità Energetiche rappresentano certamente una modalità pratica, concreta per attualizzare quel motto così presente nel mondo ambientalista che vuole coniugare il “pensare globalmente con l’agire localmente”.   Con il coinvolgimento degli attori territoriali: associazioni, gruppi, singoli cittadini, pubbliche amministrazioni, cooperative ed imprese sociali, parrocchie, ed anche del mondo profit, che si uniscono per attivare dinamiche “dal basso”, come l’elettricità condivisa prodotta ed utilizzata nelle Comunità Energetiche certamente Rinnovabili ma anche Solidali. C’è poi una connessione tra il tema della Pace e quello dell’Energia: il conflitto in atto in Ucraina, ed alcune altre tensioni scoppiate qua e là nel mondo negli ultimi anni, dimostrano che spesso si possono riscontare anche motivazioni che hanno a che vedere con l’approvvigionamento delle materie prime, ed in grande misura delle fonti di energia; guarda a caso dove ci sono risorse energetiche concentrate lì si accendono con più frequenza rovinosi eventi bellici. 

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, ha sottolineato inquadrando l’argomento specifico in un contesto più generale, che la “transizione ecologica” dati alla mano, non è più rinviabile, le azioni “climalteranti” sul pianeta, sulla nostra “casa comune”, sono arrivate ad un punto di quasi non ritorno.  La normativa si è certamente evoluta tuttavia c’è bisogno di alcuni decreti attuativi che espandano le possibilità di accesso alle Comunità Energetiche, da un lato specificandone alcuni aspetti realizzativi particolari e dall’altro semplificando ulteriormente la materia.

Gli “effetti tellurici” determinati dalla pandemia da Covid-19, che ha causato l’aggravio delle diseguaglianze esistenti, ci hanno fatto percepire la assoluta necessità di proteggere beni come la salute, l’istruzione, il lavoro, l’ambiente appunto.  La continua escalation di eventi climatici estremi poi – come ad esempio la tempesta extratropicale Vaia che nel 2018 ha devastato il tessuto boschivo tra le Dolomiti e le Prealpi Venete, e da ultimo cosa è successo proprio di recente nelle Marche – non è il frutto del caso, ma della correlazione con la pressione antropica non sostenibile.  A questo modello di sviluppo centrato sull’impatto ambientale va contrapposto il passaggio verso l’ecosostenibilità, dove le parole chiave per il futuro saranno: fotovoltaico, solare termico, eolico, comunità energetiche, ma anche le prospettive che ci possono essere sulla mobilità elettrica e l’idrogeno verde. Nel contempo bisogna fermare il consumo di suolo e promuovere la rigenerazione urbana, la cura del territorio e la sua messa in sicurezza rispetto ai rischi idrogeologici e sismici; diffondere l’agricoltura sostenibile di precisione e l’economia circolare in un senso più generale; pensare ad una visione di città costruita magari intorno alla suggestione temporale del “quarto d’ora” e alla mobilità lenta.  Anche l’uso parsimonioso delle risorse energetiche è un asset da sperimentare non soltanto in questa fase emergenziale dove ci viene imposto per legge, ma nella quotidianità giacché lo stesso associato magari all’efficientamento degli edifici determina una cospicua riduzione dei consumi ed una conseguente diminuzione dell’impatto ambientale. Non sono trascurabili peraltro neanche le ricadute in termini occupazionali di una economia green, così aumenteranno i posti di lavoro legati alla sostenibilità mentre quelli connessi alle fonti fossili in prospettiva diminuiranno, ma sarà lieve l’impatto se rapportato al numero di disoccupati causato invece dagli effetti della crisi climatica.

Insomma in termini di prospettive per il futuro bisognerebbe proprio assimilare le parole di un politico ed ambientalista ante litteram quale fu Alexander Langer: “...La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto quando apparirà socialmente desiderabile…[1],  e quelle molto illuminanti di Papa Francesco sulla “ecologia umana integrale” espresse nell’enciclica “Laudato Sì”, perché tutto è connesso, tutto è collegato, tutto è in relazione, e queste variabili evidenziano ancora una volta che la questione ambientale è strettamente legata quella sociale.

La serata si è conclusa rinviando ad altre occasioni di approfondimento della materia che sicuramente ci saranno e verranno messe in campo prossimamente.

 

Andrea Rinaldo, già Consigliere Provinciale ACLI di Como

 

 

 

1]     https://www.alexanderlanger.org/it/140/268