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Oltre le armi, riflessione sul lavoro e l'industria bellica

Febbraio 2022

Lunedì 31 gennaio nell'ambito del "Mese della pace 2022" si è tenuto l'evento online: Oltre le armi: riflessioni su lavoro e industria bellica.

Acli, Cisl, Cgil, Uil e Pastorale del Lavoro della Diocesi di Como hanno coinvolto Gianni Alioti, sindacalista, collaboratore dell'Ong Iscos Lombardia e promotore della Rete Italiana Pace e Disarmo.

Alioti ha ragionato con il supporto di alcune diapositive sintetiche ed efficaci mostrandoci che le spese militari nel mondo sono aumentate costantemente (+10%) dai 1790 miliardi di euro (2011) ai 1960 miliardi (2020) e che la produzione di armamenti è cresciuta nello stesso periodo del 21%, dai 439 miliardi di euro ai 531 miliardi. I dati di riferimento ci rivelano che essi comprendono sia le aziende aerospaziali sia della difesa e che in UE significano oggi 884.600 occupati per un valore economico di 229,7 miliardi di euro.

In Italia - tenuto conto che prima si parlava di Finmeccanica e oggi di Gruppo Leonardo - gli occupati diretti sono 45.000 (80% nel Gruppo Leonardo) e 160.000 tra indiretti e dell'indotto per un valore economico di 16,2 miliardi di euro (82% del Gruppo Leonardo). Le aree di produzione si concentrano nelle province di Torino, Varese, Milano, Roma, Napoli e nella regione Puglia, a Foggia, Brindisi e Grottaglie.

Un dettaglio può essere interessante: dal data base di The Weapon Watch sappiamo che nel settore aerospaziale e della difesa ci sono 8 unità produttive in provincia di Como, 16 unità in provincia di Lecco e 29 unità in provincia di Varese.

Alioti, su dati di AeroSpace and Defence Industries Association of Europe, ci ha informati che dal 1980 al 2019 gli occupati nel settore militare sono crollati da 382.000 a 160.000 e invece nel settore civile sono aumentati da 197.000 a 405.000.

Parlare "oltre le armi" è parlare di tanti temi connessi: attività aerospaziali/civili e attività legate alla difesa/militari, andamenti dell'occupazione dovuti agli scambi tra gli ambiti della ricerca-sviluppo e produzione all'interno delle stesse aziende. La conoscenza di base è la stessa e questo ha consentito, però, ad alcune aziende di scegliere di abbandonare le produzioni militari o renderle marginali.

Pensare "oltre le armi" è chiedersi sempre perché si producono armi, è richiamare il legame tra valore economico e valore etico del lavorare in aziende che producono direttamente o indirettamente sistemi d'arma e armi individuali. Comprese quelle per lo sport e la caccia.

Le armi costano, richiedono ore lavoro per costruirle, costa mantenerle "efficienti", costa trasportarle, assorbono materie prime pregiate, consumano suolo, inquinano l'aria, i mari. Anche senza "usarle".

Pensare "oltre le armi" è pensare allo spreco di risorse, alle relazioni umane distorte, alle azioni del minacciare, ricattare, terrorizzare persino intere popolazioni, è riflettere su quanto ci costa destinare investimenti e risorse per il militare invece che per il civile.

Da un lato, siamo costretti ad accettare la contraddizione di desiderare la pace e convivere con la retorica del nazionalismo, dell'eroe che muore per la patria, di regalare motovedette, di vendere filo spinato per tenere lontani profughi e migranti e di perseguire i 17 obiettivi dell'ONU dell'Agenda 2030!

Dall'altro, ci rendiamo conto della mancanza di deputati e senatori che facciano la voce grossa quando c'è da far rispettare la legge 185/90 sulla vendita di sistemi d'arma a paesi in guerra o a regimi non democratici (Libia, Egitto, Arabia Saudita…) o da discutere il rifinanziamento delle missioni all'estero di soldati italiani.

Comunque noi continueremo a dire che c'è altro "oltre le armi" per rispondere ai bisogni dei bambini e delle bambine. Continueremo a fare le marce per la pace, a firmare petizioni, a fare obiezione alle spese militari, ad ascoltare le testimonianze di persone, di popolazioni che subiscono violenza… E a sostenere Emergency o Medici Senza Frontiere o le Ong di cooperazione internazionale… E a preoccuparci per le servitù militari, la dismissione delle caserme… e la loro destinazione a usi civili.

Francesco Beretta, consigliere provinciale Acli Como Aps