Padre Sorge e le Acli: un’amicizia solidale
Novembre 2020
Le cronologie portano alla metà degli anni Settanta. Nel 1976 padre Bartolomeo Sorge è un ispiratore, un teorizzatore ed un protagonista del Convegno ecclesiale Evangelizzazione e promozione umana: dell’insieme del percorso, dello svolgimento e dei suoi approdi. Sua è la fondamentale relazione generale in cui si registra che “l’aggiornamento conciliare della Chiesa italiana è stato lento e disorganico”, si sostiene che non può esistere alcuna riduzione del cristianesimo alla politica e si afferma – perentoriamente – che “l'integrismo è il tarlo del Vangelo: si nutre delle sue pagine, scava in esse, ma non per approfondirlo a vantaggio comune, bensì corrodendolo a proprio uso e consumo!”. Punto esclamativo compreso.
Un amico ritrovato
Su questo le Acli, mai tentate da azioni di fuoriuscita dalla Chiesa (e per altro, mai espulse e mai misconosciute, pur con tutti i distinguo) si ritrovano quasi a sorpresa in una posizione ecclesiale definita e valorizzata: il loro pluralismo di culture e politica risulta una sorta di anticipo storico e non una fuga avventata, la loro conclamata e rivendicata autonomia laicale è indicata come possibile ed auspicabile strada per il Popolo di Dio, la loro apertura al nuovo espresso da società, movimenti e culture appare come uno degli elementi che pongono riparo al “ritardo”, dichiarato nel Convegno, della Chiesa tutta nel comprendere e rapportarsi ed interpretare – non senza rischi – quanto, movendo dal mondo, pone domande alla fede e chiede di esserne animato.
In un contesto generale della Chiesa italiana e della Conferenza episcopale che rimangono a maggioranza conservatrice si definisce un punto d’incontro nuovo tra il Movimento aclista e padre Sorge: nuovo perché in realtà Bartolomeo Sorge è da anni tra i relatori di convegni e incontri di studio delle Acli nazionali; non di rado però con inviti che tendono a considerarlo e a configurarlo come una voce da ascoltare ma… in quanto espressione “moderata” della Chiesa : dall’oggi non si può non rilevare come fosse quanto meno “singolare” quel nostro sguardo …
Da quel momento, comunque, con padre Sorge gli orizzonti tendono esplicitamente a farsi se non comuni, quanto meno fortemente condivisi. Si definisce, nei fatti, un’amicizia solidale.
Con/senza «?»
Le Acli provinciali comasche, impegnate e convinte di quei percorsi che considerano propri e che ritrovano con sorpresa nei cammini ufficiali della Chiesa, non si trattengono dal farne rivendicazione. La testata provinciale “Acli Como”, nella versione ciclostilata rivolta soprattutto ai militanti, pubblica sintesi e stralci del Convegno, cita e commenta; titola – non senza qualche protervia – “Le Acli del 1969/70, di Torino e di Vallombrosa, avevano ragione”.
Una suggestione di cautela sorgente dalla Presidenza provinciale trova come tutta e sola mediazione l’aggiunta di un punto interrogativo che, da un lato forse rende anche più provocatoria l’uscita, dall’altro comunque non tocca lo sbandierare del testo gesuitico: l’integrismo tarlo del Vangelo.
Né mancano circoli – si distingue in questo Cucciago – che appropriandosi di testi e titolo, provvedono in proprio ad eliminare il segno dubitativo/interrogativo.
Una voce nella notte
Ma c’è un tempo e un’occasione precedente che rileva e marca quell’affiancamento di cammini: momento tutto interno alle Acli regionali della Lombardia che in quella stessa metà degli anni Settanta costruiscono cultura e sistemi di relazione per ristabilire un rapporto non con l’insieme, anche gerarchico della Chiesa italiana.
Tocca a padre Sorge, infatti, chiamare nella notte di mercoledì 12 novembre 1975, la sede regionale delle Acli in via della Signora, a Milano, per comunicare a Giovanni Bianchi, il presidente regionale col quale sono forti le sintonie, che non ci sarebbero più state opposizioni allo svolgimento del convegno «Ispirazione cristiana, cultura cattolica, azione politica» previsto nel Seminario di Bergamo, ospiti del vescovo Clemente Gaddi.
Nella tarda serata gli appelli di amici e oppositori – tutti schieratissimi – di quella iniziativa erano stati portati sin sull'ingresso della camera da letto pontificia, dove, alla fine di un ascolto paziente, papa Paolo aveva esclamato e concluso: «Ma lasciateglielo fare!».
Lo avremmo fatto comunque – il tutto era previsto e organizzato iniziando dal venerdì successivo –
ma col rischio di non poter avere con noi lo stesso padre Sorge, il vescovo ausiliare di Roma Clemente Riva, rosminiano, ed altri... I nomi previsti, che avevano suscitato perplessità e resistenze, erano invece Raniero La Valle, Pietro Ingrao, Michel Menant, Dietmar Mieth, Gianni Baget Bozzo Tranche de vie – il passaggio al personale è qui d’obbligo – mi trovai a scoprire l'insieme di quegli intrecci dopo oltre un decennio, reincrociando padre Sorge per motivi professionali, televisivi, in quel di Seregno, da dove era prevista in onda per RaiUno una serata del talk “Il gioco della vita”, organizzato da don Armando Cattaneo.
«Ormai si può dire»
«Beh… Ormai si può dire», sorrise padre Sorge narrando, in privato, quell’accostamento più all’anticamera che al soglio del pontefice. Quasi in uno scambio mi trovai a raccontargli che in quel momento stesso di tanti anni prima, nell’ufficio accanto, e sempre telefonicamente, io ero intanto impegnato a verificare la precisione di senso di alcune citazioni bibliche (che si volevano inserire nella relazione iniziale) avendo come interlocutore don Bruno Maggioni, a sua volta, “al nostro fianco” in quel tempo e in quei percorsi.
Il suo ricordo aveva stupito me. Il mio non stupì lui.
Ripensandola ad anni di distanza si può ben dire che quella fu la notte in cui davvero si stabilirono rapporti nuovi di reciproca affidabilità. Nel dettaglio perché una diplomazia, gesuitica, forse, ma certamente allineata e consonante con il processo di rilancio conciliare e di nuovo protagonismo dei lavoratori cristiani della Acli, aveva avuto la meglio. Ma forse e di più perché non è senza motivo che, da allora, nel cammino delle Acli la presenza della Compagnia di Gesù divenne costante e fedele: una parte importante del nostro non essere isola nella Chiesa ma parte di un arcipelago, con molti ponti di passaggio, di raccordo, di progetto.
Renzo Salvi
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