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Riti e ritmi della formazione on line in tempo di Covid

Aprile 2021

Le lezioni on line, più note come lezioni in DAD (Didattica A Distanza) hanno mantenuto la ritualità tipica della vita scolastica di alunni, docenti e famiglie, spesso, però, tutto ciò è avvenuto dalla propria camera da letto, oppure dal divano del proprio salotto.

A qualche insegnante è capitato anche di ritrovarsi immersi nella lezione coi loro allievi e contemporaneamente dentro i loro letti… Roba da matti? No! Roba da ragazzi! Loro erano abituati a questo modo di stare e condividere con gli altri nel mondo virtuale, grazie ai giochi on line e alle videochiamate, molto tempo prima del lockdown del febbraio 2020. L’adattamento a tutte le novità della virtual learning environment (rif. Treccani) è stato più impegnativo e meno rapido per noi adulti. Almeno per me, all’inizio, è stata davvero dura: ho dovuto combattere contro la connessione, la sciatica, la cervicale, le nerd activities. Ma insieme ai ragazzi abbiamo trovato riti e ritmi per rendere molte lezioni interessanti e divertenti. Eravamo fisicamente distanti, ma dagli schermi dei tablet potevamo guardarci dritti negli occhi, contare tutti i denti di un sorriso, curiosare nelle case degli altri, conoscere ogni giorno qualche abitante della casa, ammirare cani, gatti e oggetti preziosi, esplorare terrazzi e giardini, origliare voci “fuori campo”, battibecchi familiari, ascoltare il frastuono dei compattatori della raccolta differenziata e le campane di mezzogiorno. Spesso, però, le sirene delle ambulanze rapivano i nostri pensieri per trasformarli in preoccupazioni. Come potevamo andare avanti?  Parlandone, buttando fuori tutte le emozioni negative e cercando di amplificare quelle positive che riuscivamo a sentire. Per alcune settimane abbiamo parlato di ansia, paura, tristezza. Guardando fuori dalla finestra vedevo una Primavera stupefacente e soleggiata, mentre dentro ai nostri tablet c’era ancora il freddo grigiore invernale.  Era surreale! O meglio, super reale, ma inaccettabile.

Poi, dopo aver capito che NON SAREBBE ANDATO TUTTO BENE, ci siamo concentrati sull’apprendimento dall’esperienza, analizzando i problemi che ci facevano stare così male e le soluzioni che eravamo stati capaci di trovare. Ecco alcuni loro pensieri:

Alessandro: “Non potrò fare né gli allenamenti né l’esame di Judo x cintura verde senior. Mi sono organizzato per allenarmi “a casa” 1 volta alla settimana per 2 ore. Non potendo guardare dal vivo il Maestro, ho un foglio sul quale sono riportate le istruzioni dei movimenti che devo ripetere. L’esame previsto per marzo sarà rimandato a quando io sarò pronto e sarà possibile organizzare la commissione d’esame. Ogni tanto, telefono al Maestro oppure ai compagni di allenamento per sapere se ci sono novità, avere nuove idee su come allenarmi a casa”.

Filippo: “Non posso incontrare i miei parenti e amici. Ho imparato DA SOLO a usare HOUSE PARTY” (un APP gratuita che consente di far incontrare fino a 8 persone).

Serena: “Ho imparato a “impazzire” dentro casa senza “dare i numeri”. Ho paura, non scendo neanche per fare il giro intorno alla casa. Mi sto impegnando molto di più nell’esecuzione dei compiti”.

Giulia: “Non posso incontrare la nonna e mi manca tanto. Lei mi insegna a fare i dolci, allora ho insegnato io alla nonna ad utilizzare WAPP. Posso insegnare a qualche persona che non ha dimestichezza con le videochiamate a farlo”.

Tracey Margaret: “Io ho l’ansia. Gioco tanto alla Play e poi faccio braccialetti. I Braccialetti che ho sempre fatto anche prima, li sto realizzando per regalarli a delle persone speciali. Una collezione “speciale COvid-19”.

Carlo: “la morte di persone care (accettazione, rassegnazioni), non poter frequentare gli amici non poter giocare a calcio al solito modo, non poter andare in palestra. Modificato l’uso della cantina, allestendo campetto da calcio con cinesini + porte.  Mi sono organizzato con sessioni di workout da 1 ora mattina + allenamento con pesi di mantenimento + allenamento tecnico da calcio. Ascolto musica e gioco alla Play con le cuffiette così parliamo tra amici”.

 

Le sorprese, però, non erano ancora finite. Anzi ecco un altro slogan che ci è caduto addosso come un macigno #iorestoacasa. A questo punto la domandona della DAD è stata: prof. come facciamo a fare il tirocinio se dobbiamo restare a casa?  Non posso scrivere quello che ho realmente pensato, ma tutti avrete intuito che la risposta è stata: tranquilli ragazzi farete un bel Project Work! E alla domanda numero 2: che cosa sarebbe il Project Work? La puntuale risposta 2 è stata: tranquilli ragazzi farete il tirocinio da casa. In realtà ritengo che il Project Work è un condensato di delusione e di frustrazione ma ho dovuto mentire e autoconvincermi che una utilità, anche se minima, avrebbe potuto averla. In realtà, il Project Work se adeguatamente gestito con la collaborazione delle famiglie e soprattutto della competenza della prof.ssa di pasticceria Valentina Lanzini, può diventare realmente un laboratorio casalingo esperienziale.

Terminato anche il periodo del Project Work, finalmente con l’estate siamo tornati nel mondo reale e abbiamo potuto di nuovo emozionarci di gioia e sorpresa. Ci siamo incontrati nel cortile della scuola distanziati e mascherati, ma sani, salvi e super adrenalinici e naturalmente FOTO DI RITO!!!

Peccato che la ritrovata libertà non sia durata…il Covid continua a metterci a dura prova, ma per noi della ZONA ROSSA, la DAD da coercizione è diventata consolazione.

Miriam Garbi, tutor d’aula e accompagnamento al tirocinio corso per addetti alla ristorazione e preparazione pasti PPD - Enaip Como