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Crotone: la strage dell'indifferenza

COMUNICATO STAMPA  

Il 26 febbraio è avvenuta una nuova tragedia, un ennesimo naufragio, stavolta a ridosso  della costa crotonese: 250 persone disperate in fuga prevalentemente dalle zone di guerra  e da Paesi in cui la democrazia e i diritti sono cancellati. 60 morti accertate e tanti, troppi  dispersi, tra loro donne e bambini.  

Abbandonati nel buio del mare e nel gelo dei confini, senza nessun intervento.  Mentre si continua a discutere di chi deve farsi carico del salvataggio in mare della vita di  migliaia di bambini, donne e uomini che scappano dalle peggiori tragedie umanitarie del  secolo, sulle spiagge italiane, a pochi chilometri da Crotone, un barcone con 250 persone a  bordo non è riuscito a raggiungere la costa.  

Siamo di fronte a un’altra strage dell’indifferenza.  

Mentre i governi europei discutono delle responsabilità del soccorso e dell’accoglienza di  chi fugge da guerre, persecuzioni e calamità naturali, intanto che decidono come  esternalizzare le frontiere e costruire nuovi muri, la contabilità di morte continua a  scandire le sue vittime.  

Le Acli di Como condividono le dichiarazioni delle Acli nazionali che per favorire il soccorso  in mare, chiedono al governo italiano di ritirare il “decreto ong” e, al tempo stesso, chiedono  all’UE un vertice permanente che, nel rispetto del diritto internazionale, doti l’Unione di  una strategia di accoglienza su tutte le rotte di accesso all’Europa. Perché accogliere è un  dovere e un obbligo, non un'opzione tra le altre.  

Certamente occorre un maggior impegno da parte di tutti gli attori della cooperazione  internazionale per evitare tragedie come quella della costa crotonese, ma nel nome di  una corrispondenza fattiva tra politiche migratorie ed efficace e autorevole politica di  cooperazione internazionale allo sviluppo.  

Questo per porre la centralità del rispetto dei diritti umani, della democrazia, per il contrasto  alla fame e alle povertà e ai cambiamenti climatici e la cessazione di guerre e conflitti.  Ma occorre anche un impegno associativo a svegliare le coscienze, perché nessuno può  rimanere indifferente, nessuno può rimanere inerte davanti a queste tragedie dell’umanità.  Solo insieme si può immaginare e individuare nuove strade solidali che possano  permettere al nostro Mediterraneo di non essere più uno scenario di morte.  

Le Acli di Como esprimono il cordoglio alle famiglie e una particolare preghiera per tutte le  vittime, oltre ad un sentito ringraziamento a tutti gli operatori delle forze dell’ordine, del  soccorso, della protezione civile, delle amministrazioni locali, ai volontari impegnati  nell’accogliere i superstiti e nelle disperate ricerche in mare.  

  

Marina Consonno  

Presidente Acli Como Aps