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"I Care: mi prendo cura", questo lo slogan della 60° Marcia della Pace Perugia Assisi

"Siamo qui per chi non ha pace, per chi è in guerra ed è privato dei diritti fondamentali. 82 milioni di persone oggi sono in cammino per fuggire dalle guerre, dalla miseria, dall'oppressione, dalla devastazione dell'ambiente. Siamo qui per chi sta perdendo la pace o per chi, come noi, ha la pace ma rischia di perderla. Per chi non ha capito che la pace dipende da noi e da quello che facciamo ogni giorno".

Si apre con queste parole la sessantesima edizione della Marcia della Pace Perugia-Assisi tenutasi domenica 10 ottobre, una grande manifestazione che dal 1961 ci ricorda che esiste un mondo in Italia fatto di voci plurali, di impegno, di servizio per le comunità e di difesa dei valori della pace, dell'inclusività e della cooperazione. 

Insieme a 30.000 persone che, nonostante le limitazioni causate dal pericolo del Coronavirus, si sono unite a questo grande momento di condivisione, abbiamo visto marciare rappresentanti delle istituzioni quali il sindaco di Perugia e la Presidente della Regione Umbria, Don Ciotti di Libera-contro le mafie, il sindacalista Aboubakar Soumahoro, il sindaco di Riace Mimmo Lucano, il Presidente Nazionale delle ACLI Emiliano Manfredonia e tantissimi rappresentanti di associazioni dalle identità più disparate, tutte fianco a fianco con l'intento di far sentire la propria voce.

È stato un sessantesimo impegnativo da celebrare. La pandemia e le sue conseguenze si sono abbattute su un tessuto socio-economico già di per sé fragile come quello italiano, accomunato da Nord a Sud da difficoltà strutturali quali la disoccupazione, l’abbandono scolastico, le crisi ambientali, la povertà, l’emergenza migranti e l’integrazione, l’assistenza agli anziani, ai disabili e a tutte le categorie più fragili che spesso rimangono ai margini della società.

Partecipare alla Marcia della Pace ha un significato ancora più profondo al giorno oggi, dal momento che sia anche il mondo dell’associazionismo ha dovuto traslare, negli ultimi tempi, molta della sua attività su piattaforme digitali.

Esserci e manifestare con la propria presenza è un segnale importante e l’intervento di così tante realtà e associazioni è indicativo di una grande presa di coscienza rispetto ai tantissimi e diversi bisogni che una società complessa come la nostra contiene. In un certo senso, è il mondo del terzo settore che permette l’esercizio del principio di sussidiarietà, lasciando alla politica il compito di fare sintesi e di comporre una visione d’insieme.

Importante in questo senso la decisione di far concludere la marcia di 24 km che da Perugia porta alla rocca di Assisi con gli interventi di Cecilia Strada, Mimmo Lucano e Zakia Seddiki, la moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio, assassinato il 22 febbraio durante il suo mandato di ambasciatore italiano in Congo.

La delegazione comasca ha potuto partecipare grazie all’intervento del Coordinamento Comasco per la Pace. Roberto Caspani, il presidente del Coordinamento, ha così commentato l’evento:

 “Il Coordinamento comasco per la Pace ha organizzato un pullman pieno di persone di tutte le età, parecchi giovani, che in 24 ore sono partiti, hanno raggiunto Assisi da Perugia e sono ritornati a Como. L’“I care” di don Milani, tema della marcia, è quanto mai attuale in questi anni di pandemia dove tutta l'umanità è nella medesima situazione ma evidenti sono le disuguaglianze nella cura e ora nell’accesso alla vaccinazione. La cura è il contrario dell’indifferenza, di ogni pregiudizio e discriminazione; è attenzione, vicinanza, coinvolgimento, sostegno e cammino comune. In una situazione difficile di impoverimento, ingiustizia strutturale, violazione dei diritti umani, (la terza guerra mondiale a pezzi, come ci ricorda Papa Francesco) crescenti disastri ambientali, ha senso secondo noi, continuare a progettare un'umanità di giustizia e di pace insieme a tutte le persone, i gruppi, i movimenti, le associazioni e le istituzioni che cercano di creare un mondo più giusto e umano, come ha fatto Gino Strada a cui la marcia quest’anno era dedicata.

Ci hanno accompagnato in questo cammino migliaia di persone, fra loro il missionario comboniano Alex Zanotelli, da sempre insieme ai poveri nelle varie parti del mondo, Cecilia Strada impegnata nell'aiuto e nel soccorso dei migranti e Mimmo Lucano che nel Comune di cui è stato Sindaco ha cercato di dar vita a un nuovo stile di accoglienza e integrazione. 

Ora il cammino di pace continua ogni giorno sulle nostre strade e ognuno di noi è chiamato a percorrerlo”.

Mauro Minotti, vicepresidente delle ACLI di Como, ha partecipato per la quarta volta alla Marcia per la Pace e, anche per questo motivo, ha un punto d’osservazione privilegiato sull’evento. Abbiamo pertanto pensato di porgli un paio di domande.

Qual è l’influenza dell’attualità sui temi che vengono portati alla Marcia della Pace?

La partecipazione alla Marcia della Pace può sembrare un rito uguale a sé stesso con il passare degli anni, invece ha sempre mantenuto un legame strettissimo con l’attualità, soprattutto per la speciale sensibilità che da sempre connatura il popolo che partecipa alla manifestazione. Per esempio, il tema della Cura di quest’anno è stato un modo per richiamarsi a tutte le nefaste conseguenze della pandemia, oltre a racchiudere in sé il significato di cooperazione e vicinanza con l’Altro. Senza dimenticare la grande attenzione al terribile e violento attacco alla sede romana della CGIL avvenuto appena il giorno prima.

Crede che il popolo che partecipa alla marcia sia effettivamente rappresentativo o può esserci qualche istanza che non riesce a emergere?

Alla Marcia aderiscono le più disparate realtà associative. E’ un momento prezioso proprio perché marciano fianco a fianco realtà apparentemente distanti tra loro, come quelle di ispirazione religiosa e quelle di anima socialista, in nome dei valori universali. Ciò non toglie che sia impossibile per qualunque evento o manifestazione, non solo la Marcia per la Pace, essere rappresentativo di tutto il mondo dell’associazionismo, che per sua definizione è capillare e strettamente legato al territorio. Ne rappresenta comunque una parte importante che decide di presenziare in modo altrettanto importante e impegnato.

I momenti di raccoglimento e riflessione sono sempre significativi e il clima di amicizia a solidarietà che si respira in occasione della Marcia della Pace non è facile da trovarsi altrove. L’auspicio è che tali occasioni diano frutto a progetti, reti e relazioni proficue per la società civile e che il terzo settore riesca a far valere la sua caratteristica diversità come un punto di forza e non di intrinseca debolezza.

Erika Luraschi , Servizio Civile Universale ACLI COMO