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Lettera a S.E. Mons. Oscar Cantoni

La Giunta della Consulta delle Agregazioni Laicali (CdAL), di cui fa parte anche il Presidente Provinciale delle Acli di Como Emanuele Cantaluppi,  risponde alla missiva del Vescovo di Como, Mons. Oscar Cantoni del 9 novembre ( scaricabile QUI ). 

 

Carissimo Padre Vescovo,

 

a nome della Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali (Cdal) desideriamo ringraziarLa per la lettera che il 9 novembre ha inviato a tutti i membri del Sinodo diocesano.

Abbiamo colto ancora una volta nelle Sue parole l’espressione del Suo amore per la Chiesa di cui è Pastore e per ogni suo membro di cui è Fratello e Padre. Soprattutto in questo tempo di prova dolorosa e inquietante il Suo messaggio di incoraggiamento e di fiducia diventa sprone per il cammino sinodale che a tratti appare affaticato e dal passo incerto.

Nel Signore Gesù che andò incontro agli apostoli impauriti per l’oscillare della barca sul lago in tempesta Lei ci indica Colui che non solo ci viene incontro e ci tende la mano ma anche Colui che condivide e si carica delle ansie, delle paure e delle sofferenze di ogni donna e di ogni uomo.

Lei ricorda che nella fraternità sono il valore e lo stile del nostro cammino di Chiesa impegnata nel Sinodo e di questo Suo richiamo siamo particolarmente grati perché anche nell’esperienza del laicato organizzato la fraternità è a fondamento di quella corresponsabilità ecclesiale che il Sinodo invita a rendere più salda, condivisa e generativa di Misericordia.

Non può sfuggire a noi laici che questa fraternità e questa corresponsabilità si riflettono anche sulla nostra società, spesso attraversata da egoismi e chiusure, e la spinge a lottare contro le molteplici diseguaglianze che la feriscono e la umiliano.

Noi adulti siamo consapevoli di avere su di noi “gli occhi semplici” dei bambini, dei ragazzi e dei giovani che in un tempo incerto cercano segnali di speranza, segnali di futuro.

In verità sono spesso le nuove generazioni a interrogarci sulle nostre fragilità, sulle nostre mediocrità e nello stesso tempo ci offrono le ragioni per dire la speranza che è in noi, per alzare la testa e guardare più in alto e più lontano.

Come Lei le generazioni che salgono ci invitano a non rimanere appiattiti sull’emergenza - anche se con questa dobbiamo realisticamente fare e i conti - e a scorgere in quello che viviamo un tempo di grazia, un’occasione per un pensare e un agire cristiano che è un pensare e un agire “diverso”.

Il pensiero non si esaurisce quindi in una pur doverosa elaborazione concettuale ma, come Lei ripete, deve essere generatore di quella concretezza attraverso la quale si manifesta, visibilmente e invisibilmente, la Misericordia.

Il Sinodo non è una cattedra, è una palestra nella quale la fede dialoga con la vita e insieme cercano le risposte alle domande più profonde e intime dell’uomo.

Viene alla mente un pensiero caro a don bruno Maggioni: siamo chiamati a leggere il Vangelo con le lenti della storia e a leggere la storia con le lenti del Vangelo.    

 

Condividiamo la Sua preoccupazione per le comprensibili incertezze e perplessità che a tratti attraversano il cammino Sinodale e facciamo nostro il Suo appello a “mantenere ancor più vivo un responsabile coinvolgimento personale”.

Ci sembra questo un appello forte alla responsabilità di ognuno nel tenere presente la meta che il Sinodo ha posto con chiarezza fin dal suo inizio, a non smarrire la direzione del cammino, a superare quelle difficoltà, quelle incertezze e quei limiti che si presentano con maggior intensità nei momenti difficili. Leggiamo il Suo richiamo anche come un invito paterno a tenere viva una coscienza critica e altrettanto vivo l’ascolto di quanto dice oggi lo Spirito a noi pellegrini nel mondo.

Ancora una volta risuona la sollecitazione a camminare insieme: nessuno, nessun gruppo, nessuna comunità raggiungeranno da soli la meta racchiusa nell’immagine di una Chiesa in uscita.

Ci consenta a questo riguardo un accenno al senso della “fatica” che si avverte in particolar modo nel tempo della pandemia. Dobbiamo distinguere la fatica carica di pesantezza che affatica il passo dell’uomo dalla fatica di chi si pone sulle spalle “il giogo leggero” di cui parla Gesù, la fatica apostolica. 

Abbiamo scritto queste righe a nome della Cdal, un luogo ecclesiale di preghiera, pensiero e progetto abitato da laici che si pongono insieme al servizio della comunione e della missione. Le abbiamo scritte come frutto di un’esperienza di fraternità vissuta in questi anni con il Suo sostegno e che trova nel Sinodo una ragione in più per crescere, per testimoniare e comunicare la Misericordia di Dio nella Chiesa e nel Mondo. Così avviene con la partecipazione della Cdal al Fondo diocesano di solidarietà Famiglia e Lavoro e, come è avvenuto e avverrà, negli incontri con realtà non ecclesiali nell’intento di costruire un ponte tra Chiesa e Mondo, Chiesa e Territorio.

Grazie per la Sua preghiera, anche noi preghiamo per Lei e con Lei.

La Giunta della Cdal

Giuseppe Botturi (Cl), Paolo Bustaffa (Ac), Emanuele Cantaluppi (Acli) Laura Casartelli (Cif) Saverio Lietti e Angelo Vavassori (Masci) Mara Maggi (Movimento Focolari) Giovanni Giambattista (Forum Famiglie Como)