80 anni delle Acli comasche: quale futuro?
Settembre 2025
“Ricordare la lunga storia delle ACLI ci permette di riflettere sul nostro ruolo nel presente e di guardare con speranza al futuro. Vogliamo tracciare ricordi di questa storia, tracciati di un vissuto di persone che a loro volta hanno fatto la storia delle Acli. Diamo spazio alla voce dei presidenti provinciali che si sono susseguiti operosamente negli anni, questo mese sarà con noi Franco Fragolino, presidente dal 1997 al 2005”.
Marina Consonno, Presidente ACLI COMO
“Questa storia è un patrimonio da cui trarre energie vitali per guardare avanti con speranza e determinazione. In essa troviamo i valori che hanno ispirato i vostri fondatori e che generazioni di aclisti hanno incarnato nel corso degli anni, attraverso una presenza importante della società” (Papa Francesco 1 giugno 2024 in occasione dell’80° della ACLI)
Nel territorio comasco la prima attività documentata delle ACLI è costituita dal Consiglio Provinciale del 1° agosto 1945: l’attività delle Acli trova un terreno fertile di sviluppo e radicamento sul territorio attraverso il servizio ai lavoratori e la distribuzione di aiuti alle famiglie che dovevano riscostruire il proprio futuro dopo il dramma della guerra. Quando si svolge il 1° Congresso Provinciale gli iscritti sono già 10.000 e nel giugno 1948 al 2° Congresso Provinciale gli iscritti alle ACLI sono circa 30.000.
Oggi dopo ottant’anni hanno ancora senso le ACLI? Ma soprattutto cosa vuol dire oggi associazionismo in un tempo in cui si vive la frammentazione del sociale in una società votata all’individualismo e alla competizione? Insomma possono le Acli guardare al futuro rimanendo fedeli alle proprie origini?
Ho conosciuto le ACLI alla fine degli anni ’70 e nel corso di questi anni mi hanno accompagnato diventando un pezzo importante della mia storia personale e della mia formazione sociale e politica; una storia di amicizie, di esperienze significative, di scelte anche faticose ma che guardavano al bene dell’associazione e della società. Gli anni dal 1985 al 2005 coincidono con il mio impegno diretto ed in ruoli di dirigente provinciale nelle ACLI di Como: anni di grandi cambiamenti sociali e politici e che hanno visto le ACLI rispondere (e qualche volta anche anticipare) ai nuovi bisogni emergenti soprattutto nelle face deboli della società. Per fare questo le ACLI comasche hanno costituito nuovi soggetti (cooperative per lo più) ed insieme ad altri soggetti associativi reti di Terzo settore che ancora oggi hanno una forte valenza sociale e politica. Sono anni in cui nascono servizi nuovi e si rafforzano quelli tradizionali. Sul versante più interno all’associazione le ACLI vivono un momento di ripensamento: i circoli “tengono” ma non si riesce ad avviare il necessario ricambio generazionale capace di rilanciare l’azione sociale sul territorio. Si comincia a sviluppare presenze aggregative monotematiche, sul consumo responsabile, sulla famiglia, sulla pace. Sono anni in cui le ACLI lavorano per la costruzione e la promozione del Terzo Settore come soggetto sociale e politico capace di crescere in termini di responsabilità e per superare un rapporto strumentale con le istituzioni e gli enti locali. Si riprende anche un cammino spirituale che interroga profondamente il nostro essere cristiani ed il nostro rapporto con la Chiesa soprattutto diocesana.
Oggi, dopo ottant’anni, seppur “dimagrite”, le ACLI comasche continuano ad esse un soggetto sociale radicato sul territorio e rilevante dal punto di vista sociale e politico, non solo con i servizi tradizionali (ENAIP, Patronato, CAF) ma anche attraverso le molte iniziative progettuali che continuano a vivacizzare il territorio. Continuiamo ad essere convinti che la generatività di un’associazione non è proporzionale al numero dei suoi aderenti, ma al loro entusiasmo, alla loro passione e capacità di prendere l’iniziativa.
Per noi vuol dire sperimentare nuovi modi di stare nel sociale, aprirci all’innovazione sociale, pensare alla comunità come luogo aperto capace di legare le reti corte della solidarietà, quelle del vicinato, con quelle lunghe del mondo globalizzato. Vuol dire anche creare alleanze e reti sul territorio, lavorare insieme ad altri che condividono la necessità di una società costruita sulla responsabilità dei cittadini e sull’autorganizzazione dei corpi associativi. Vuol dire lavorare per suscitare partecipazione: la partecipazione è il motore che tiene in movimento la società, che formula domande e suscita le risposte organizzate, che produce nuovo pensiero e nuove visioni. Anche in politica: la politica ha bisogno di fraternità, di assumere lo sguardo dell’altro se vuole continuamente mettersi in ascolto e decidere per il bene comune.
Le ACLI sono anche un “pezzo di Chiesa”; “il nostro modo è di chi, quando prega, chiude la porta alle spalle e, quando digiuna, si profuma il capo. Di hi non ama l’anonimato ma non è preso dalla febbre dell’identità”. Questa descrizione di Giovanni Bianchi è quella che a me piace per definire il nostro rapporto con la fede. Non si vive solo di organizzazione, di “linea”, di testa e di programmi: si vive anche e soprattutto di sentimenti, di amicizie. Umiltà e passione sono necessarie per condurre un impegno sensato: la mitezza del cuore deve costantemente confrontarsi con la potenza dell’organizzazione.
Anche per questo è sempre più importante riproporre il tema della laicità da reinterpretare nella Chiesa e nella società. Nella Chiesa riprendendo con forza i temi del Concilio che nello scorso Sinodo Diocesano sono stati al centro della riflessione: con uno stile “sinodale” cioè capace di dialogo, collaborazione e di corresponsabilità a tutti i livelli.
“Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi: non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro: Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata il loro, si metteranno subito al lavoro per costruire la nave” (Antoine Saint-Exupery, Il Piccolo Principe).
Franco Fragolino, già presidente ACLI COMO APS
Recapiti ACLI Como
Via Brambilla 35, 22100 Como
Tel: 031 33 127 11
E-mail: como@acli.it
Orari
Lunedì - Venerdì
9.00 - 12.30 / 14.00 - 16.00
Si riceve su appuntamento