Come va? Una domanda sulla soglia..
Maggio 2020
È una domanda che, in questo periodo, è tutto fuorché banale. È spesso l’inizio delle nostre telefonate, indipendentemente dall’interlocutore, ma a cosa ci permette di accedere questa domanda? Avete fatto caso alla differenza tra le risposte di “prima” e quelle di oggi?
Prima c’erano diversi approcci: l’ottimista di natura, il sospiratore che lasciava tutto ad intendere, il pessimista di natura, il lamentone… ma tutti partivano da una breve analisi di sé in quel momento lungo in cui non ci rendevamo nemmeno conto di essere immersi.
Oggi, invece, c’è quasi sempre un attimo di esitazione prima di rispondere, in cui ci si chiede “che cosa intenderà chiedere? come vado io, come va a casa, come va il lavoro, come va la salute, la famiglia…”. E spesso non è nemmeno così chiaro a chi fa la domanda, ed il più delle volte lasciamo che siano gli altri a scegliere cosa raccontarci. Un’altra cosa tipica di oggi, è che ad un certo punto, spesso, scappa un veloce “comunque tutto bene”, come a ristabilire l’ordine delle priorità e ricordare che, tutto sommato, la cosa importante è stare bene.
Ma cosa accade ad interrogare un “io” collettivo? Cosa accade quando si chiede “come va” ad una persona che in quel momento deve rispondere per un gruppo? Questa è un’altra particolarità che si sovrappone alle altre di questo periodo: la fusione delle persone, con i gruppi che rappresentano ed il sommarsi della varietà di risposte e di approcci.
Abbiamo avuto dimostrazione in questo periodo, di quanto sia stato e sia inutile scindere il piano personale da quello organizzativo o professionale. Il primissimo segno di questo ci arriva dalle immagini delle nostre video conferenze: ci sono cucine, salotti, armadi, camere, balconi, a volte pannelli per coprire lo sfondo, ci sono incursioni di animali domestici, familiari, figli, vicini di casa.
Un altro segno tangibile è “l’invasione” di campo della salute: il diverso posizionamento di questo bene nella scala delle priorità, ci ha posto davanti ad un ricalcolo obbligato del valore della normalità. Poi ci sono le relazioni che si costruiscono nei contesti sociali, lavorativi, associativi, organizzativi, laddove davamo per scontate tutte quelle piccole interazioni e, invece, ora c’è da ricostruire un modo diverso di interagire a distanza e di interessarsi all’altro.
Abbiamo sperimentato cosa significa essere vulnerabili, dipendere gli uni dagli altri. E indipendentemente da come andrà, se #andràtuttobene o #staandandotuttomale, avremo fatto un’esperienza che ci ha obbligati a sospendere ciò che stavamo facendo e dal modo in cui lo stavamo facendo. Abbiamo, ora di fronte a noi, una nuova sfida: cambiare. E se non potremo vedere quel cambiamento tanto auspicato, di avvicinamento, di senso di comunità, di reale interdipendenza, almeno abbiamo il dovere di cambiare per poter stare sempre accanto a chi ne ha necessità. Sappiamo già da ora che ci sono situazioni stravolte da questa esperienza, ed è per le Acli questa l’occasione di dover trovare un nuovo modo di essere presenti laddove ce n’è bisogno, in attesa che le persone alzino lo sguardo in cerca di conforto o di voce. All’arrivo della pandemia eravamo impreparati sotti tutti i punti di vista, ora in arrivo c’è un altro tipo di virus, questa volta sociale, ed ha già cominciato a colpire inesorabile. Non possiamo farci trovare impreparati, ancora.
Non appena iniziato il lockdown c’è chi ha avuto da subito la forza creativa di reinventarsi per stare accanto alle famiglie. È il caso del Circolo di Cucciago, che ha trasferito on line il suo corso di pasticceria per bambini, entrando nelle case delle famiglie e portando loro un po’ di dolcezza. È anche il caso del circolo Famiglie in Cammino, che forte della sua esperienza con il progetto “A voce alta”, ha aperto un canale youtube con cui leggere a grandi e bambini. Ora, però stiamo correndo rapidamente verso una nuova fase ancora. Siamo pronti? La speranza arriva anche da questi avamposti, da chi sta cercando di capire come far giocare a carte i propri soci, come accogliere le necessità delle famiglie, come organizzare il tempo dei bambini.
Sara Picone, consigliere provinciale ACLI COMO
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