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Giubileo Giovani: la speranza che ci muove

Settembre 2025

Ho deciso di partecipare al Giubileo dei Giovani la scorsa primavera quando mi è stata fatta questa proposta. Mi è sembrata subito un'opportunità interessante per prendermi una settimana da dedicare non solo alla preghiera, ma anche alla riflessione su temi spirituali e altri argomenti che, spesso, nella routine di tutti i giorni, rischio di trascurare. Sono stato influenzato nella scelta anche dai racconti di chi aveva già vissuto il Giubileo degli adolescenti: ascoltando le loro testimonianze, mi sono convinto che valesse davvero la pena vivere questa esperienza unica fino in fondo. La decisione di partecipare all’intera settimana non era tra le più comuni tuttavia, ero profondamente convinto che il Giubileo dei giovani, essendo un’occasione unica nella vita, meritasse di essere vissuto appieno, senza lasciarsi sfuggire nessun momento.

Mi sono dunque messo in cammino tra la curiosità di partecipare per la prima volta ad un evento di tale portata e il desiderio di portare a casa il più possibile da questa esperienza.

Il gruppo Giovani delle Acli

All’arrivo a Roma siamo stati accolti nella sede nazionale di Acli da Alice Manoni e Massimiliano Franco, abbiamo avuto un momento per conoscere i giovani delle Acli e per assistere nell’organizzazione delle attività proposte da Acli ai propri stand per la giornata alla Basilica di San Paolo fuori le mura. In questa occasione abbiamo potuto conoscere meglio le Acli approfondendo i 5 stili che Papa Francesco ha dato ad Acli: Popolare, Sinodale, Democratica, Pacifica, Cristiana.

Il nostro gruppo era molto eterogeneo sia per età che per provenienza geografica e ci ha dato occasione per conoscere persone e realtà diverse. È stato interessante seguire lo scambio che c’è stato tra diverse realtà territoriali di Acli, i diversi motivi che hanno spinto queste persone a fare volontariato per l’associazione o ad iscriversi al servizio civile e i diversi contesti in cui si trovano ad operare.

Non sono mancati i momenti di convivialità in alloggio e fuori. Ogni membro del gruppo si è speso per migliorare l’esperienza del Giubileo agli altri componenti e questo ha fatto crescere il senso di essere una piccola comunità. Apprezzata è stata ad esempio l’iniziativa di illustrare alcuni luoghi meno noti della città di Roma da parte di chi la conosceva meglio.

Un elemento importante che ha concorso al creare quella sensazione di comunità è stato aiutarci a superare le piccole difficoltà che abbiamo incontrato, dall’allestimento di una tenda per poter fare le docce, alla gestione degli spostamenti, all’ organizzazione dell’accampamento a Tor Vergata.

Esperienze e introspezione

Riconciliazione - Padre Giacomo Costa

La prima riflessione spirituale l’abbiamo fatta insieme come gruppo Acli con padre giacomo costa che ci ha parlato della riconciliazione. Ci ha regalato un nuovo modo di approcciarci al sacramento insegnandoci che non si debba partire dalle nostre mancanze e dal senso di colpa, ma dalla consapevolezza della presenza di Dio in noi. Ci ha invitato ad andare in profondità con l’esame di coscienza, a chiederci cosa vogliamo fare nella nostra vita, ma soprattutto ad individuare le ragioni che muovono le nostre azioni. Solo dentro di noi, nella “scatola nera” della nostra anima possiamo incontrare il Signore. Padre Giacomo ci ha invitato a non ricercare la perfezione attraversando il senso di colpa, riflettere sulla nostra interiorità non deve essere un esercizio di svilimento di sé, comprendere se stessi deve essere finalizzato invece all’incontro con Gesù.

Anche nei momenti difficili da questo incontro possiamo trarre speranza, consapevoli che Dio sarà sempre con noi, e da questo fondamento possiamo trarre il coraggio di scegliere una vita piena.

Messa inaugurale – Mons. Fisichella

Il secondo momento importante dal punto di vista spirituale è stato quello della Messa inaugurale.

Sono stato colpito dalla presenza di fedeli da tutto il mondo. È stata una bella sorpresa riconoscersi parte di qualcosa di universale, vedere tante persone diverse accomunate da un'unica fede. Spesso si pensa di essere soli, di essere quelli diversi, da credenti veniamo ormai identificati come una minoranza di persone fuori dal tempo, mentre intorno a noi si erge una società in cui il capitalismo ha sepolto qualsiasi forma di cultura sotto l’unica spietata matrice della logica di mercato e di profitto.

Durante l’omelia Mons. Fisichella ha ripreso il tema su cui mi stavo interrogando durante il giubileo: “da dove viene la nostra fede?”. Il Vangelo del giorno ci stava insegnando che la nostra fede è un incontro, Gesù decide di venirci incontro quando meno ce lo aspettiamo e ci muove a camminare con lui. Mi sono ritrovato in prima persona in questa riflessione consapevole che circa un anno fa ho sentito il bisogno di rinsaldare la mia fede dopo un periodo in cui la mia pratica si era affievolita.

Mons. Fisichella ci ha chiamato a riscoprire la fede come scelta di libertà e rispetto della libertà di Dio, confidando che amati da Dio non saremo mai soli e abbandonati. È stato bello riflettere anche sulla dimensione dell’ascolto, così importante in un momento come l’inizio del giubileo, in un momento in cui vi era la necessità di lasciare a casa l’ordinario e immergersi in quei giorni nel proprio cammino di fede, come Marta che ascoltando Gesù è riuscita a pronunciare la propria professione di fede.

Interessante è stata anche la riflessione sul non aver paura di testimoniare la fede, in questo anno mi è capitato di vivere la fede come una dimensione privata, convinto che non fosse opportuno parlarne in un mondo che sembra andare in altra direzione. Mons. Fisichella ci stava ricordando che testimoniare il credere nella risurrezione di Cristo è ciò che ci rende veramente cristiani, e che questa testimonianza è vera solo se diventa azione concreta. La fede deve diventare vita vissuta secondo l’esempio di Gesù, essere presenti verso chi ha

bisogno, restituire dignità a chi l’ha persa, dando coraggio, consolazione e un sorriso. Questa è la speranza che nasce dalla fede in un periodo di grande violenza in cui viviamo.

La speranza che ci muove!

Il mattino seguente riecheggiavano le parole di conclusione dell’omelia ascoltata la sera prima. I Giovani delle Acli avevano infatti dedicato alla giornata lo slogan “La speranza che ci muove!”, a testimoniare che l’azione di Acli trovi origine e venga mossa da quella speranza che l’esempio di Gesù ci ha dato.

Dopo la visita alla Basilica di San Paolo fuori le mura la giornata ci ha visto impegnati nella realizzazione delle 5 attività che riguardavano gli stili di Acli e nell’ascolto delle testimonianze di diverse realtà del terzo settore, concluse con la stesura della bandiera della pace di Acli, un momento emozionante per la forza del messaggio che stavamo mandando in mezzo a tutte quelle persone, proprio di fronte alla Basilica di San Paolo.

Giovani e salute mentale – Don Angelelli, Gianni Cervellera

Giovedì 31 abbiamo iniziato a partecipare alle attività organizzate dalla pastorale giovanile della CEI, nella chiesa di San Pietro in Vincoli abbiamo partecipato ad un incontro sul tema della salute mentale.

La tematica mi sta particolarmente a cuore, ho avuto modo di approfondire sia personalmente che nel mio percorso di studi la rivoluzione compiuta da Franco Basaglia in Italia, la storia degli OPG e il lavoro della Commissione Marino.

L’incontro è stato ricco di spunti interessanti, testimonianze di vita e coinvolgimento dei partecipanti. Siamo stati invitati a pensare sempre che nell’uomo esista la dimensione dell’essere e quella del fare, e che solo alla seconda possa essere attribuito l’errore. Si può pensare “ho sbagliato”, ma mai si può accettare di “essere sbagliato”.

Nella vita della mia generazione pervasa dai social media ci si trova sempre a confronto con un modello, quasi in ogni ambito. Essere a contatto con una realtà fittizia e svilente ci porta spesso a pensarci sbagliati, per questo ho trovato il messaggio lanciato nell’incontro molto apprezzato, perché vicino a noi giovani, frutto di un ascolto e di un interrogarsi sulle tematiche che ci riguardano, senza quel comune sguardo viziato da pregiudizi sulla nostra generazione.

Abbiamo riscoperto la fragilità come parte di tutti noi e come elemento da tenere in sicurezza e da accettare anziché ambire al suo azzeramento. Le parole di Paolo “Mi compiaccio delle mie debolezze” sono state uno spunto di riflessione sulla tematica.

Dopo aver ascoltato le testimonianze di operatori impegnati nella cura delle malattie psichiatriche c’è stato rivolto l’invito ad essere presenti per chi soffre e a confidare sempre in Dio nelle nostre difficoltà e a testimoniare al nostro prossimo questa speranza poiché Dio ha detto alla sua Chiesa “andate in tutto il mondo”. Non dobbiamo stare fermi ad aspettare che il mondo si avvicini alla Chiesa, da credenti abbiamo la responsabilità di compiere il primo passo.

Da frequentatore dell’ambiente oratoriano mi sono sentito particolarmente coinvolto da questo invito, sento molto spesso parlare coetanei in modo rassegnato e vorrei impegnarmi per dare loro un segno concreto di quella speranza che la fede ci alimenta.

“Tu sei pietro” Confessio Fidei – Cardinale Matteo Zuppi

L’esperienza, dedicata ai giovani italiani si è aperta con la narrazione del cammino dell’apostolo Pietro, la chiamata di Gesù, la crisi e il perdono. Ad ogni tappa del cammino sono state affiancate testimonianze di persone che nella loro vita hanno vissuto quelle tappe.

Momenti significativi sono stati: l’invito di Don Antonio a non chiedersi “perché” vivere, ma piuttosto “per chi”; l’invito della madre di Sami a vivere la vita “senza sprecarne nemmeno un attimo”, a viverla intensamente e con gratitudine; l’invito finale ad essere degli eroi perché il mondo ha bisogno di noi e la cosa più sovversiva che si possa fare per cambiare le cose è avere speranza.

Questi inviti sono stati accolti da me con gioia, perché come giovane ho avuto l’impressione che questo mondo non ci ascolti, non ci consideri e non tenga conto delle nostre istanze. Il cammino vissuto insieme, queste parole e le testimonianze raccolte mi hanno dato conferma che essere parte attiva nella fede significa proprio questo: portare luce dove c’è scoraggiamento, rispondere con coraggio alle sfide e testimoniare, nella quotidianità, quella speranza che nasce da un incontro autentico con Gesù.

Il cardinale Pizzaballa ha riservato a noi un messaggio dalla Terrasanta, ci ha indicato come anche in una notte di distruzione e violenza come quella che ha sotto i suoi occhi ogni giorno si possono vedere punti di luce, perché ci sono persone che in quel contesto sono disposte a mettersi in gioco e dare la vita per gli altri, testimoniandoci la presenza della grazia di Dio e invitandoci a costruire la pace.

Le parole del cardinale Pizzaballa mi hanno colpito: pensare che ci sono persone disposte a mettersi in gioco, a donare la propria vita per gli altri, è un invito a non perdere mai la speranza e a impegnarsi concretamente nella costruzione della pace, anche nei contesti in cui noi viviamo, che sono certamente meno complessi.

L’omelia del cardinale Zuppi durante la Confessio fidei si è aperta ricordandoci che la Chiesa ci è affidata e noi siamo affidati a lei; in quei giorni era facile per noi pellegrini vederne la grandezza e percepire quel senso di comunione, trovare nella Chiesa la nostra casa, ma già sapevamo che più importante sarebbe stato portarci a casa quella responsabilità di vederci la Chiesa affidata, accettare quel compito, ed espletarlo.

Zuppi ci ha invitato ad andare nel mondo pieni di speranza e pace tenendo al centro Cristo, la fonte di quella speranza e quella pace. Nel volto di uno sconosciuto che si prende cura di noi possiamo conoscere Cristo. Dobbiamo essere consapevoli della sofferenza della Chiesa di fronte alle inutili stragi e alle infinite croci, al prevalere della legge del più forte. Quella pace disarmata deve partire da noi, dobbiamo disarmare i nostri cuori per guarire il mondo. Zuppi ci ha ricordato che il Signore ci chiede di essere pietre della sua chiesa, pietre che sono se stesse quando sono insieme, “siamo noi stessi quando ci pensiamo per gli altri”.

L’ascolto delle parole del cardinale Zuppi mi ha suscitato un senso di fiducia nella possibilità di cambiamento. Mi ha incoraggiato a credere che, nonostante le difficoltà e le ingiustizie che attraversiamo, la speranza può davvero essere una forza trasformativa. Mi porto a casa il desiderio di abbandonare la rassegnazione e di impegnarmi, a costruire relazioni autentiche e gesti concreti di pace, nella consapevolezza che anche i piccoli gesti possono diventare seme di qualcosa di nuovo e prezioso per chi ci sta accanto.

Veglia di Tor Vergata

Durante la veglia del Giubileo, mi ha colpito la risposta del Santo Padre alla domanda posta dai giovani sul coraggio di scegliere, in particolare quando ha detto “il coraggio per scegliere viene dall’amore, che Dio ci manifesta in Cristo”: quelle parole mi hanno raggiunto perché ho spesso vissuto l’ansia delle possibili rinunce interrogandomi sulla possibilità di sbagliare le mie scelte, mentre riconoscere che ogni decisione nasce da un amore gratuito e fedele mi ha fatto comprendere che non devo inventare forza da me, fingere di essere già abbastanza coraggioso, ma posso lasciarmi sostenere da quell’amore che già sceglie me, posso confidare nel fatto che, come ha detto il Santo Padre, “a scegliere si impara attraverso le prove della vita, e prima di tutto ricordando che noi siamo stati scelti”.

Messa di Tor Vergata

L’omelia di Papa Leone XIV alla S. Messa del Giubileo a Tor Vergata ha risvegliato in me consapevolezza del desiderio di autenticità e pienezza della vita, che spesso accantoniamo nella frenesia del quotidiano.

Le sue parole, mi hanno fatto sentire parte di un cammino condiviso, di un qualcosa di più grande, dove la fragilità non è un limite ma una porta aperta alla grazia di Dio.

Quante volte ho riflettuto in questo anno sul fatto che senza Dio, la vita appare insipida, priva di un senso ultimo che possa colmare il cuore, ho ritrovato questo pensiero nelle parole del pontefice “Aspiriamo continuamente a un di più che nessuna realtà creata ci può dare”, consapevole che ciò che è terreno non può portare che ad una felicità effimera e ad uno svuotamento di sé a lungo termine. Eppure la società odierna si ostina comunque ad inseguire quella “vita estetica” di cui Søren Kierkegaard ha denunciato l’inconsistenza, penso che spetti a noi cristiani sradicare questa deriva diffondendo la speranza e l’ambizione ad una vita

piena.

Prospettive future

Dopo l’esperienza del Giubileo, sento di aver ricevuto un dono prezioso che mi spinge a non restare spettatore, sento di portare con me una nuova energia e una rinnovata speranza che mi spingono a impegnarmi concretamente nella vita della mia comunità parrocchiale. Mi sono reso conto di quanto sia importante non chiudere quella speranza dentro di me, ma cercare di trasmetterla agli altri, magari proprio a chi fatica a trovarla. Voglio impegnarmi a portare il mio contributo concreto, anche attraverso i piccoli gesti quotidiani, perché sono convinto che ogni attenzione, possa generare cambiamento e incoraggiare chi mi sta vicino.

Voglio partecipare attivamente alle attività di volontariato, sia all’interno della parrocchia che attraverso realtà come le Acli, un’associazione che riconosco di grande valore per la sua capacità di promuovere inclusione, solidarietà e attenzione al bene comune. Credo che far parte di iniziative come queste possa aiutarmi a crescere, e a costruire quella dimensione comunitaria che rende la vita più vera.

Desidero testimoniare quella gioia profonda che ho ricevuto, lasciandomi alle spalle ogni forma di rassegnazione, non lasciandomi scoraggiare dalle difficoltà, affidandomi alla speranza che il Giubileo ha riacceso in me, per essere segno di speranza e di luce per chi incontrerò. Spero attraverso il mio esempio altri possano sentirsi coinvolti e incoraggiati. Voglio dare il mio tempo, la mia presenza e la mia voglia di mettermi in gioco, certo che insieme si possano davvero seminare piccoli segni di cambiamento nella nostra comunità.

Sono convinto che, insieme, sia possibile davvero fare la differenza e costruire una società giusta, aperta e accogliente, in cui ciascuna e ciascuno possa sentirsi parte e protagonista di un cambiamento reale.

Matteo Valli, Pellegrino di Speranza