La memoria
Febbraio 2024
Nel cimitero di Olgiate nonna Maria ha un sorriso triste. Accanto a lei c’è anche la foto di Natale, il figlio minore. Ma lui non c’è. Nonna Maria lo ha aspettato per anni. Inutilmente. Non è mai tornato. In quegli anni leggevo “Centomila gavette di ghiaccio” e mia madre mi aveva raccomandato di non far vedere a nonna Maria quel libro. Soprattutto quelle foto, storiche, di una colonna infinita di soldati in cammino nella neve della steppa. In 90.000 non tornarono. Un dittatore criminale li aveva mandati a combattere, con i fucili del 1918, senza mezzi di trasporto, con le divise di finta lana autarchica e gli scarponi chiodati, gli stessi portati dai soldati impegnati nell’Africa settentrionale.
I soldati italiani sotto le armi nella II° Guerra Mondiale furono complessivamente 3.430.000, ed i morti ed i dispersi furono poco meno del 10% e cioè 320.000. Uno su dieci non tornò a casa. La suddivisione dei militari morti, nell’Albo dei caduti, riporta queste cifre:
246.432 per l’Esercito, 31.347 nella Marina, 15.197 partigiani, 13.210 dell’Aeronautica, 13.021 militi della RSI. Se nell’elenco si aggiungono anche i feriti, che sono stati altri 320.000, si raggiunge quindi la cifra di 640.000 soldati (e quante famiglie quindi coinvolte…).
Ma vi furono anche 132.000 morti tra i civili: 64.000 per i bombardamenti anglo-americani, 37.000 nella lotta partigiana, 23.000 deportati in Germania. Nel numero dei deportati civili morti sono compresi anche i 6.000 ebrei, su 7.000 deportati, uccisi nelle camere a gas. Quindi il totale dei morti fu di oltre 450.000 persone. E va ricordato che gli ebrei residenti in Italia nel 1938 erano 47.000; di questi, negli anni dal 1938 al 1943, almeno 6.000 erano fuggiti all’estero. Quindi furono deportati il 18% degli ebrei italiani.
Nella “Giornata della Memoria” ricordiamo il loro genocidio, una pagina infame nella storia dell’Europa. In questa grande strage ed immane tragedia, Mussolini e il regime fascista furono complici. Questa Giornata dovrebbe farci ricordare come il male ed il bene si siano trovati faccia a faccia anche nella Europa “cristiana” del Novecento. E come ancora oggi il male ed il bene si scontrano ancora oggi in Europa, nel Medio Oriente, in molti paesi dell’Africa, dell’Asia e del Sud America.
Sembra che la storia non ci abbia insegnato nulla. Alla fine della II° Guerra Mondiale si cercò di dire “mai più”, ma questo monito non è mai stato accettato da tutti, in tutti i decenni successivi. Ed oggi sembra che “il prima io”, di piccoli e grandi dittatori, dei fondamentalisti di ogni fede, prenda ancora il sopravvento. Non dobbiamo accettare questo ritorno alla barbaria. Il tempo della pace deve venire, perché le nuove generazioni ne hanno diritto. In tutto il mondo. Nessuno deve togliere loro in futuro.
Beppe Livio, già Presidente Provinciale delle Acli di Como
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