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Benedetto XVI ed i segni del cambiamento nella Chiesa

Gennaio 2023

Benedetto XVI°, Papa Ratzinger è stato una personalità complessa, soprattutto per le persone della mia generazione, che sono diventate maggiorenni qualche anno dopo la conclusione del Concilio Vaticano II.  Noi avevamo conosciuto la Chiesa precedente, quella delle Messe in latino, celebrate da un sacerdote che dava le spalle ai fedeli. Un rito dove la lingua era strumento di coinvolgimento emotivo più che di comprensione vera dell’azione liturgica.  

 

Il Concilio, convocato da un Papa anziano ma “pastore” vero aveva cambiato la Chiesa. Che improvvisamente parlava in italiano, come tutti. E con un sacerdote che ci parlava di fronte. Non era più una “celebrazione” ma un “convivio”, un incontro condiviso con la Parola. Una Chiesa che si apriva al mondo e dava un nuovo ruolo (e responsabilità) ai laici. Le generazioni venute dopo di noi non hanno vissuto questa esperienza. I laici ed anche i sacerdoti. Ratzinger partecipò attivamente al Concilio, ne fu anche protagonista.  Solo alcuni anni dopo anche nella Chiesa, come era avvenuto nella società civile e nelle istituzioni, venne inserito il “freno a mano”. I tempi cambiarono in fretta ed alla speranza seguì la prudenza. Ed anche Ratzinger divenne un vescovo della prudenza, della conservazione.

 

Ci vorrà tempo per esprimere un giudizio sul suo papato. Tuttavia bisogna riconoscere che questo uomo prudente, alla fine, ha compiuto un atto straordinario con le sue dimissioni.  La figura di Benedetto XVI° resterà legata soprattutto al suo ritiro. Un atto innovativo, e in un certo senso, rivoluzionario. Una persona che di norma è designata a vita che ad un certo punto si ritira perché si ritiene non più in grado di ricoprire con adeguatezza quel ruolo. Non un problema di dignità ma di consapevolezza dei propri limiti. Dei limiti congeniti nella vita di ogni persona. Forse questo è l’insegnamento maggiore che ci lascia.

 

Non bisogna dimenticare che, nella storia, vi erano già stati altri “ritiri” dal soglio, non solo quello di Celestino V°. Uno, l’ultimo, è stato quello del Cardinale Martini, proprio nel Conclave che elesse Papa Ratzinger; Martini “si ritirò” da una candidatura che era molto attesa e condivisa. Ecco, sono stati, entrambi, “gesti umani”, di responsabilità ed anche di “dono”. La rinuncia al potere, ai suoi costi umani ed ai suoi privilegi, è un dono verso la comunità. Nella Chiesa, anche al suo vertice, diventa possibile. Nella società civile e, soprattutto, in quella politica, sembra essere, invece, impossibile. Nella democrazia e, soprattutto, nelle dittature (e le peggiori sono le dittature dei chierici, quelli che si credono Dio, col potere di vita e di morte sui propri sudditi/fedeli).

 

L’altro esempio lasciato da Papa Ratzinger è stato quello di essere rimasto, come Papa Emerito, al servizio della Chiesa, nella preghiera e nel silenzio pubblico. Al servizio. Accanto a Papa Francesco ma in un ruolo ben diverso. Anche questo un grande insegnamento.  Detto tutto ciò bisogna alla fine aggiungere che occorrerebbe prendere atto che la realtà della Chiesa cattolica nel mondo è profondamente cambiata, almeno sotto due profili. Il primo è nei numeri. Nel 2020 i cattolici erano 1.360 milioni, il 17,7% degli abitanti della terra. Ma le tendenze sono ben diverse da continente a continente: i cattolici, rispetto al 2019, erano aumentati del 2,1% in Africa, del 1,8% in Asia e solo dello 0,3% in Europa. Ormai il 48% dei cattolici è nelle Americhe: il 28% nel Sud ed il 20% nel Nord. Quindi è finita “l’egemonia” del cattolicesimo europeo. Per non parlare della caduta del numero dei sacerdoti e dei religiosi europei.

Il secondo è nelle responsabilità e nelle relazioni. Dovrà necessariamente aumentare il peso e la responsabilità dei laici nella Chiesa (e ciò richiederà una rivisitazione del sacerdozio) e passerà in secondo piano il tema dell’unità dei cristiani perché diverrà più importante il dialogo con le altre religioni presenti nel mondo, in primo luogo con l’Islam. La stagione dei Papi che giungono da lontano nel mondo è, molto probabilmente, soltanto all’inizio.

 

 

Beppe Livio, già Presidente provinciale delle Acli di Como