Referendum: ha vinto il sì, ma non basta
Settembre 2020
L’esito del referendum era prevedibile ma i numeri che escono dalle urne dicono cose di grande interesse.
Il Si al taglio dei parlamentari partiva da un 97% dei partiti che lo avevano approvato: non è andato oltre il 70% ed anche in alcune zone il no ha raggiunto il 40%. Si tratta di un risultato impensabile sino a poche settimane fa, che premia la mobilitazione di quanto si sono impegnati a contrastare un taglio “populista”.
La crisi post-Covid richiede più politica e più democrazia. Lo stato delle nostre istituzioni e della nostra democrazia è al limite: se in questi mesi il Parlamento avesse smesso di lavorare nessuno se ne sarebbe accorto.
Il potere legislativo è percorso da un senso di inutilità: anni di liste bloccate, parlamentari scelti dai capipartito o dalla piattaforma Rousseau hanno eliminato alla radice l’idea di rappresentanza. Tutto questo succede nel momento in cui il nostro Paese, il mondo, è attraversato da una emergenza sanitaria e dalla più pesante emergenza economica del dopoguerra. Senza una nuova legge elettorale, senza la modifica dei regolamenti delle camere, i pericoli per l’equilibrio dei poteri e della rappresentanza sono superiori ai benefici del taglio dei parlamentari. Quello a cui abbiamo assistito durante la fase acuta della pandemia ha evidenziato il bisogno di una revisione del Titolo V della Costituzione nel rapporto tra Stato e Regioni e Comuni. Questa, forse, la vera emergenza politica da affrontare subito e senza indugio.
Ogni riforma istituzionale, nel clima di emergenza sanitaria ed economica, dovrebbe darsi un unico obiettivo: restituire più autorevolezza, più prestigio, più peso alle istituzioni dello Stato.
Si cerca di mascherare il problema dell’efficienza e della qualità di una classe dirigente politica con il taglio, anziché lavorare seriamente sui meccanismi di selezione. Occorre ricucire Stato e società, istituzioni e cittadini che si sentono lasciati soli e che in questi anni sono stati imbrogliati ed ingannati dalla prospettiva che bastasse rovesciare chi stava in alto per risolvere ogni problema.
La verità è che il taglio dei parlamentari è stato un alibi ingegnoso per far passare ben altri tagli ai fondi pubblici, che hanno provocato danni incalcolabili alla sanità, alle infrastrutture, alla ricerca ed all’istruzione.
Di fronte all’aumento di un centinaio di miliardi di euro del nostro deficit pubblico dovuto alla colossale crisi economica post-Covid il risparmio del taglio dei parlamentari appare ridicolo. Un Parlamento meno numeroso non è più efficiente; anzi c’è il pericolo che produca legge peggiori. Tagliando il numero dei parlamentari senza una riforma Costituzionale complessiva, si mette in discussione la democrazia parlamentare muovendosi verso una versione decisionale e meramente esecutivista della cosa pubblica.
L’impegno a promuovere le riforme istituzionali ben più necessarie deve a questo punto tradursi in una forte iniziativa politica in particolare da parte del Partito Democratico che da una parte ha visto, di fatto, migliorare la sua situazione politica nelle elezioni Regionali e, dall’altra, molti suoi elettori della base votare No al referendum. Appare inoltre necessaria un’iniziativa per restituire agli elettori la scelta dei loro rappresentanti, ancor più importante nel momento in cui vi è stata una riduzione dei parlamentari. Dire stop alle liste bloccate e scelte dalle segreterie dei partiti per ridare potere di scelta ai cittadini.
Francesco Fragolino, consigliere provinciale, già presidente provinciale ACLI COMO
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