Alle origini di un sogno
E’ il titolo dello spettacolo che Laura Curino proporrà ai comaschi che hanno raccolto l’invito di Confcooperative a passare un sabato sera di inizio settembre in un’area dismessa della nostra città.
Racconta la vita di Camillo Olivetti. Un grande pioniere dell’industria italiana, un inventore originale, un anticonformista capace di sfide geniali, fondatore di un’impresa di successo, competitiva, innovativa.
Lo spettacolo è parte di un programma – Gener-azioni – con cui uno spazio “desertificato” della città ha liberato energie creative, intrecciando linguaggi - fotografia, teatro, arte contemporanea ... - ed esperienze diverse – i giovani di Como Contemporanea e Gin Angri. Abbiamo invitato i comaschi, ma non solo, a riscoprirlo, a tornare a frequentarlo. Perché sono solo le persone - i loro incontri, esperienze, relazioni... - a rendere vivo un luogo. A farlo passare dal degrado all’”urbanità”.
Il luogo: la ex Tintostamperia val Mulini
Ha funzionato dal 1947 – un’epoca in cui gli italiani, oltre a cercare di spendere bene le risorse che arrivano dall’estero, avevano la voglia e l’energia necessarie a generare nuova impresa – per alcuni decenni. Ha prodotto ricchezza e generato lavoro. Un luogo da cui sono passate tante persone, con le loro vite, esperienze, relazioni… Poi quel tempo è finito. Come tante altre fabbriche è stata abbandonata e si è rapidamente trasformata in luogo di degrado urbano e sociale. Rifugio per disperati “nell’oscurità ai margini della città”. Risorsa solo per gli “imprenditori della paura”, che agitano il tema della sicurezza senza curarsi della responsabilità collettiva sugli assetti degli insediamenti e dei luoghi. Dimenticando, che è solo l’”urbanità” di una città - le relazioni di prossimità e la qualità dell’ambiente che esprime - a garantirci, in modo efficace e civile, la sicurezza.
E, intanto, Como
Esaurita l’”età d’oro” del tessile e della seta, Como ha faticato a darsi una nuova vocazione, altrettanto unificante. Qualcuno – prima del Covid - l’ha immaginata nel turismo. Come se un opportuno mix tra i grandi (e ricchi) flussi internazionali calamitati dal lago, una città murata trasformata in B&B e in grande centro commerciale all’aperto e una certa dose (troppa) di turismo di giornata, “mordi e fuggi”, potessero costituire una nuova – ed altrettanto solida – vocazione attorno a cui ridare futuro alla città. Nel contempo, le tante occasioni mancate, le eterne incompiute, le emergenze permanenti che tutti conosciamo hanno accompagnato la vita ed il racconto della nostra città, finendo con l’impoverirla.
Rivolgere l’occhio ad orizzonti di breve periodo – difetto che spesso viene rimproverato alla politica, ma che ha riguardato tanta parte della nostra comunità – ci ha portato a trascurare le scelte davvero necessarie. Le politiche urbanistiche, il disegno urbano della città, sono rimaste prigioniere del “tempo breve” (il mandato elettorale) senza riuscire a sostenere progettualità capaci di dare vita a contesti urbani idonei a generare attrattività per le persone, futuro per la comunità, rafforzamento della convivenza civile e della coesione sociale. Diventandone anche rappresentazioni simboliche.
Le risorse dimenticate: le tante aree dismesse della nostra città
Per una città come Como ciò richiama la necessità e l’urgenza di progettare con intelligenza e sguardo lungo la restituzione all’”habitat” delle tante aree dismesse di cui la città dispone. Non solo per ovvie considerazioni di sostenibilità ambientale, che ci impongono di dedicare attenzione ed investimenti prioritariamente al recupero e alla riqualificazione dell’esistente. Ma, soprattutto, perché la dimensione e la collocazione delle aree dismesse ne fanno la principale opportunità di sviluppo e “costruzione” di una nuova visione e di una diversa vivibilità della città del futuro. Quelle “grandi” – le occasioni mancate o le eterne incompiute, appunto.
E quelle “minori”, come la Tintostamperia Val Mulini e, da lì, l’intero compendio che, passando per “l’ex Pastificio Castelli”, si sviluppa verso nord arrivando sino alla Tintostamperia Napoleona. Abbiamo “preso gusto” a cimentarci con queste sfide con il progetto dell’”ex Pastificio Castelli”.
Un intervento di rigenerazione urbana del Consorzio Abitare che ha trasformato un rudere abbandonato in un modello di sperimentazione di un “abitare” innovativo, nel quale convivono residenze, imprese, studi professionali, servizi rivolti a persone fragili. Lo facciamo con lo spirito che è proprio delle imprese cooperative: in punta di piedi, su luoghi “minori” del panorama urbano della città, pensando non a vantaggi e ritorni economici di breve periodo, ma guardando ai risultati di medio- lungo.
Il progetto: Tre Incroci
“Tre Incroci” è la sfida di riuscire a restituire alla città la Tintostamperia val Mulini. Il nome allude direttamente alle caratteristiche fisiche dell’area: luogo di intrecci, di strade, di rotaie, di natura, di spazi verdi. Ma allude, soprattutto, agli intrecci – di vite, relazioni, attività.. – che mettiamo al centro della sua possibile rigenerazione urbana. Incroci di un nuovo e diverso futuro della nostra città. In cui il verde e l’agricoltura urbana rappresentino un fattore qualificante di sostenibilità ambientale. In cui siano presenti spazi innovativi, per l’abitare, il lavoro, per famiglie e nuove imprese. Per le giovane generazioni, anzitutto. Un luogo che stimoli la voglia di “metter su casa”, costruire un progetto di vita, fondare un’impresa, avviare un’attività professionale… Che offra opportunità per l’abitare a costi sostenibili, in una città in cui l’offerta abitativa di qualità si rivolge a fasce di reddito irraggiungibili ai più. Che consenta di trovare occasioni sostenibili per l’insediamento e lo sviluppo di nuove esperienze; per costruire spazi di co-working, insediare una start-up, un’attività professionale, un’impresa digitale, culturale, creativa… Un luogo denso di relazioni di prossimità, senza le quali non esiste alcuna vera rigenerazione urbana.
Perché e come vogliamo provarci
Costruire soluzioni ai bisogni dei nostri soci e, nel contempo, “bene comune”, valore condiviso, sono il “mestiere”, il dna, delle imprese cooperative. E’ il nostro modo di fare impresa e di provare “a dare una mano” allo sviluppo delle comunità che abitiamo. Contribuendo alla costruzione di un disegno forte e condiviso e mettendo in campo le nostre migliori energie imprenditoriali per realizzarlo. Con una convinzione di fondo.
Non si costruisce futuro – e un futuro condiviso e, auspicabilmente, soddisfacente per molti – senza la partecipazione e il protagonismo diretto dei cittadini, di quanti abitano la città, la rendono viva e densa di relazioni ed esperienze. Senza partire dai bisogni reali delle persone e delle imprese. Scommettendo sulla forza (e l’efficienza) del mutualismo come leva imprenditoriale per soddisfarli. Per questo “Tre Incroci” non è (ancora) un progetto definito e pronto per essere protocollato all’Ufficio comunale competente. Con “Gener-azioni” - l’uso temporaneo - stiamo incontrando persone, bisogni, proposte… altre ne incontreremo in un percorso di progettazione partecipata e condivisa con la città – a cominciare ovviamente dalle sue Istituzioni – che è la condizione indispensabile per rigenerarla davvero.
Mauro Frangi – Presidente Confcooperative Insubria, Consigliere Provinciale e dirigente ACLI Como
ringraziamo il fotografo Gin Angri per la disponibilità delle sue fotografie
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