Non solo sicurezza ma Salvezza
Nell’ultima giornata del 56° Incontro nazionale di Studi delle Acli, il Presidente nazionale Emiliano Manfredonia ha richiamato con forza il ruolo della politica in un tempo segnato da conflitti e paure.
«La prospettiva ultima per i cristiani non è la sicurezza ma la Salvezza» – ha detto – «perché la sicurezza, costruita dall’uomo, rischia di diventare chiusura e conflitto; la Salvezza invece è dono, si costruisce giorno per giorno nella giustizia, nel perdono, nella cura reciproca. È questo lo sguardo che serve oggi, oltre le paure, per ritessere la democrazia».
Manfredonia ha poi ammonito sul rischio di ridurre la politica a strumento di stigmatizzazione e divisione: «La stessa paura, tradotta in azione politica, ad alcuni fornisce solo l’occasione per demonizzare un atto dall’alto valore profetico come quello della Flotilla, invece di sforzarsi di riconoscerne il valore e offrire mediazione, come hanno fatto i cardinali Zuppi e Pizzaballa e il presidente Mattarella».
Un appello che si lega anche alla denuncia della corsa globale al riarmo: «La spesa militare mondiale ha raggiunto cifre record, e l’Europa rischia di sacrificare il Green Deal per il Re-ArmEu. Difendere la pace con la guerra è un paradosso che consegna debiti e insicurezza alle nuove generazioni. La pace, invece, è pienezza di vita, e richiede politiche di giustizia sociale, lavoro dignitoso e cooperazione internazionale».
Le Acli, conclude Manfredonia, «vogliono essere un cortile aperto, animare spazi di partecipazione e continuare a credere che la speranza non delude. Perché il cambiamento comincia da noi, ma non finisce con noi».
Qui la relazione integrale
Un tassello importante di questa terza giornata è stato anche la presentazione della ricerca “Né dentro, né contro? I giovani e la politica: percezioni, esperienze e condizioni di partecipazione”, a cura di IREF – Acli (qui la ricerca integrale). Dall’indagine risulta che la generazione under35 appare critica e generativa: non è apatica né “anti-media”, ma esercita una fiducia selettiva con una maggioranza favorevole sull’oggettività dei media, con differenze per orientamento e chiede una rappresentanza più trasparente e concreta. L’impegno nasce da una socializzazione precoce (che deriva dalla famiglia e dalla scuola) e si consolida dove esistono spazi reali: associazioni, attivismo online, azioni dirette e volontariato. La partecipazione non è una predisposizione individuale, ma l’esito di un percorso: la socializzazione fornisce le basi, la (s)fiducia orienta i canali, gli spazi danno forma e continuità all’impegno.
Sono questi i primi dati che emergono dalla ricerca “Né dentro, né contro? I giovani e la politica: percezioni, esperienze e condizioni di partecipazione”, a cura di IREF – Acli e presentata al 56° Incontro nazionale di Studi delle Acli a Firenze (qui la ricerca integrale)
I risultati principali
- La base si costruisce prima dei 18 anni. Il 32,5% dichiara una doppia socializzazione (famiglia + scuola); solo il 22% non ha ricevuto alcuna sollecitazione politica in età precoce. Dove la socializzazione è più forte, cresce anche l’impegno prima della maggiore età.
- Partecipazione “ibrida” e concreta. Negli ultimi 12 mesi il 55,5% ha fatto attivismo online, il 38,3% volontariato sociale, il 38,1% azioni dirette; il 21,2% volontariato politico e il 30% donazioni a partiti/associazioni. La spinta varia a seconda del canale di socializzazione, che sia la famiglia o la scuola.
- Precarietà come fattore attivante. Tra i giovani con doppia socializzazione, chi ha sperimentato lavoro “in nero” mostra alta attivazione socio-politica nel 32,7% dei casi (contro 8,5% tra i non precari). L’87,6% indica lavoro precario e bassi redditi come primo problema generazionale.
- Fiducia nei media e nelle istituzioni: selettiva, non cinica. Nel totale campione il 55% ritiene “abbastanza/molto oggettiva” l’informazione politica dei media tradizionali; la valutazione varia per auto-collocazione (dal 40,5% a sinistra al 77,1% a destra). I giovani premiano le istituzioni percepite come operative, mentre resta più bassa la fiducia verso i partiti. L’alternativa associativa e il tema degli spazi. Quasi il 68% ritiene più utile impegnarsi in un’associazione che in un partito; il 73% considera importanti spazi autogestiti, ma solo il 6,3% dichiara di frequentarli. Servono luoghi gratuiti e accessibili che uniscano relazioni, progettualità e inclusione.
Questi dati confermano che i giovani non sono “ai margini” della politica, ma stanno costruendo nuove forme di cittadinanza, chiedendo spazi e strumenti adeguati per esprimersi. È in questa prospettiva che si colloca il Patto tra generazioni presentato oggi e sottoscritto da Acli insieme ad Action Aid, Agesci, Arci, Azione Cattolica e Focolari.
Il documento individua alcune linee su cui viene chiesta un’alleanza con le istituzioni politiche, scolastiche, territoriali per la partecipazione under35 che propone una ricetta per sostenere la partecipazione under35 fondata su due pilastri: da un lato la creazione di nuovi spazi di protagonismo, gratuiti, accessibili e inclusivi; dall’altro una nuova forma di educazione politica, capace di partire dalla scuola e dalle associazioni per nutrire fiducia, responsabilità e futuro. Da un lato la richiesta di nuovi spazi gratuiti e accessibili – case della cittadinanza giovanile, laboratori, luoghi digitali e fisici di protagonismo – dall’altro la necessità di un’educazione civica e democratica più diffusa e continuativa, capace di accompagnare i ragazzi sin dai primi anni di scuola, attraverso patti di comunità, percorsi di educazione civica più esperienziali.
Un impegno condiviso che punta a superare approcci paternalistici e a riconoscere i giovani come soggetti politici a pieno titolo, in grado di rigenerare la democrazia con linguaggi, forme e immaginari propri. Alle istituzioni si chiede una maggiore capacità di coinvolgere i giovani nei processi deliberativi e nelle scelte di sviluppo delle città.
Anche sul tema di come reimmaginare città più eque e sostenibili, spazi urbani più umani e forme di abitare più economiche e accessibili, i giovani possono dare un contributo importante a partire dalla loro spiccata sensibilità per la sostenibilità sociale e ambientale.
Per le ACLI la sfida è chiara: ricostruire i legami tra generazioni e tra cittadini e istituzioni, affinché i giovani possano diventare non semplici destinatari di politiche, ma protagonisti attivi del cambiamento sociale e democratico
comunicato stampa Acli nazionali
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